I Problemi della Pedagogia

Secondo Semestre 2016
Sommario

Raffaella Biagioli

Nel panorama degli interventi finalizzati ai minori non accompagnati, sussistono differenti stadi di complessità, di organizzazione, di servizi e di attività mirate all’utenza, nonché di progettazione specifica che risente dei differenti approcci metodologici. A questo riguardo mancava completamente una ricerca che si occupasse delle problematiche scolastiche visto che i minori stranieri, anche se privi di permesso di soggiorno, hanno il diritto di essere iscritti a scuola (di ogni ordine e grado) e l’iscrizione avviene nei modi e alle condizioni previste per i minori italiani In Toscana è stata compiuta una ricerca che ha avuto come obiettivo proprio quello di rilevare la presenza dei minori non accompagnati all’interno delle scuole secondarie, per acquisire dati sui numeri, per comprendere la tipologia di accoglienza scolastica, per capire le difficoltà incontrate nei percorsi disciplinari e le modalità didattiche utilizzate da parte degli insegnanti.

In the overview of interventions focused on unaccompanied minors, there are different stages of complexity, organization, services and activities targeted to users, as well as specific planning that reflects the different methodological approaches. In this respect, a specific research was needed in order to deal with school problems, since foreign children -including those without a residency permit- have the right to be enrolled in school (of all levels), and the registration is made under the conditions provided for by law for Italian minors. In Tuscany, a search was performed which was aimed precisely to detect the presence of unaccompanied minors in secondary schools, in order to acquire numerical data, understand the type of educational integration received, understand the difficulties faced in the disciplinary paths and teaching methods used by teachers.

Valeria Caggiano, Elfy Fiorini

Il contributo si inserisce nel dibattito internazionale rispetto alla valutazione dei docenti e vuole fornire un contributo alla spiegazione delle variabili, valori professionali, che incidono e caratterizzano l’insegnamento dei docenti della scuola primaria. L’apporto dello studio contribuisce al dibattito internazionale legato al tema e agli strumenti utilizzati, riporta l’interesse sui Valori come dimensione psicologica che caratterizza gli stili di insegnamento e le competenze auto-valutate dagli insegnanti. L’utilizzo della scala spagnola, Escala de Evaluación de la Competencia Autopercibida del Docente de Educación Primaria (ECAD-EP), congiuntamente alla Scala di Schwartz PVQ (Portrait Values Questionnaire) ha coinvolto un campione 213 docenti di scuola elementare, contempla docenti di nazionalità belga-francese e docenti italiani. Da quanto è emerso, si può dire che i valori che principalmente incidono sullo sviluppo di tali capacità e comportamenti professionali, sono: tradizione, universalismo, autodirezione e benevolenza. I primi due influiscono in modo maggiormente significativo e su un più elevato numero di competenze, mentre gli ultimi due possiedono delle influenze più specifiche e mirate. Studi futuri mostreranno il ruolo delle variabili socio-demografiche influenti negli stili di insegnamento, contribuendo alla letteratura internazionale sul tema.

This contribution is aimed to be a conceptual proposal within the discussion on the teachers’ assessment and also intends to make a contribution in the explanation of the variables affecting and characterizing the primary school teachers’ teaching styles. The study fits within the international debate on this topic and more in specific on the tools used for the assessment, and returns the interest on Values as psychological dimension characterizing the teaching styles and the teachers’ self-assessed skills. The use of the spanish scale Escala de Evaluación de la Competencia Autopercibida del Docente de Educación Primaria (ECAD-EP), together with the Schwartz PVQ scale (Portrait Values Questionnaire) involved a sample of 203 primary school teachers. According to the results, the values whom primarily affect the development of these skills and professional behaviors are: tradition, universalism, benevolence and self-direction. The first two affect more significantly and on a higher number skills, while the rest have more specific and targeted influences. Further studies will show in depth the sociodemographic variables impact on the teaching styles, contributing to the international literature about these issues.

Carlo Cappa

L’articolo affronta il delicato tema del ruolo delle discipline umanistiche all’interno dell’attuale scenario dell’insegnamento superiore in Europa. La prima parte è dedicata all’analisi dell’odierno frangente dell’università e, in particolare, delle dinamiche di stampo aziendalistico che, nel quadro del Processo di Bologna e degli sviluppi della Strategia di Lisbona, ne hanno mutato in profondità il profilo. Nella seconda parte, per cercare di rispondere agli interrogativi emersi, si svolge una ricerca fondata sullo studio di alcune opere che hanno offerto, in diversi momenti storici, uno sguardo critico e propositivo riguardo all’identità europea proprio a partire dal suo legame con gli studi umanistici e con la loro tradizione, ponendo sempre in primo piano l’irrinunciabile contributo della riflessione educativa.

The principal aim of the article is to understand the role of humanities in the current scenario of European higher education. The first part contains an analysis of the university predicament in the world of today and, in particular, of the recent market-oriented dynamics linked to Bologna Process and to the developments of Lisbon Strategy, in order to stress their impact on the idea itself of higher education. In the second part, for answering the questions raised in the previous pages, a research is carried out on some important works devoted to the European identity linked to humanities and their tradition, emphasising the essential contribution of educational thought in this respect.

Marco Antonio D’Arcangeli

Il contributo propone un’analisi pedagogica – sotto il profilo, quindi, delle sue implicazioni, potenzialità, “applicazioni” educative e formative – del concetto di «decrescita», mediante un breve confronto, condotto da questo punto di vista, con i testi e con le tesi di Serge Latouche, l’economista e maître à penser francese che ne è il principale teorizzatore, divulgatore e patrocinatore. Al centro della riflessione v’è il ruolo che può e deve giocare l’educazione – che per dirsi tale, non può accettarne uno di rango meramente “esecutivo” – situandosi fra la critica al paradigma della «crescita» (e alla forma economica capitalistica, che ne rappresenta la premessa, con i suoi “assiomi”, il profitto e il consumo, e il suo sostrato ideologico, una raison “tracotante” che si pone come dominatrice della natura), tramite la denuncia delle sue nefaste conseguenze sul piano ambientale (l’inquinamento e la distruzione degli ecosistemi, l’esaurimento delle materie prime), sociale (l’accrescersi delle diseguaglianze e delle povertà), etico e morale (la riduzione e l’asservimento all’«economico», alle finalità del «produrre e consumare di più», a uno sfrenato individualismo e a un cieco utilitarismo, di tutte le dimensioni, gli aspetti e i valori dell’attività e dell’esistenza umana, a livello individuale e dei rapporti interpersonali e sociali; l’appiattimento e l’omologazione culturale), portata avanti, a partire dagli anni Novanta, da Latouche e da numerosi studiosi, gruppi e movimenti d’opinione, e «l’utopia possibile», pure da questi proposta e variamente articolata, della realizzazione di un nuovo modello economico, sociale, politico, antropologico – quello della «decrescita», appunto.

The aim of the present essay is the presentation of a pedagogical analysis of the concept of “degrowth”- therefore in terms of its implications, possibilities, educational and instructive implementations – by means of a short, focused debate on the writings and theories of Serge Latouche, the French economist and authority who is the main theoretician, popularizer and proponent of the notion. At the heart of our reflections there is the role that education can and should play – since genuine education can’t accept one of a mere “executive” rank – and has to move from a criticism of the epitome of “growth” (and of the capitalist economic system as its precondition, with its “postulates” of profit and consumption, and its ideological foundation, an arrogant reason which aims at ruling over nature), through the condemnation of its ominous consequences on the environment (pollution and devastation of eco-systems, raw materials depletion), on society (increase of inequalities and poverty) on ethics and morals (subjection and enslavement to “finance”, to the goals of “producing and consuming more”, to selfish individualism and blind utilitarianism of all kinds, values and forms of human life and activity at individual level, and in interpersonal and social relations; cultural standardization and homogenization), which since the Nineties has been fostered by Latouche and several scholars, groups and movements, to the “possible utopia” – that they have also variously sustained – of the fulfillment of a new economic, social, political, anthropological model – namely the model of “degrowth”.

Alessandro Sanzo

La storiografia relativa al Museo d’Istruzione e di Educazione, trascorsi ormai oltre centoquaranta anni dalla fondazione dell’istituto museale (1874), si trova a fare ancora i conti con la dispersione dell’importante patrimonio museale. In tale prospettiva, alla luce di recenti ricerche archivistiche effettuate presso l’Archivio Centrale dello Stato e la Società Geografica Italiana, l’articolo intende apportare un contributo originale alla ricostruzione delle vicende legate alla soppressione del «Giornale del Museo d’Istruzione e di Educazione » (1876) e alle dimissioni del geografo Giuseppe Dalla Vedova dalla direzione dell'istituto museale (1877).

Almost one hundred and forty years have elapsed since the foundation of the Museum of Instruction and Education (1874), and the historiography of the museum’s institution still has to tackle the dispersion of its important heritage. On the basis of the recent archival research carried out at the Central Archive of the State and the Italian Geographical Society, the aim of this paper is to make an original contribution to the reconstruction of the events related to the suppression of the “Giornale del Museo d’Istruzione e di Educazione” (1876) and to the resignation of the geographer Giuseppe Dalla Vedova from the direction of the museum Institute (1877).

Mirosława Zalewska-Pawlak

Il problema di base affrontato nel presente contributo è la ricerca di una argomentazione che permetta di riconoscere il ruolo dell’educazione estetica quale materia nel quadro delle scienze pedagogiche. La questione qui discussa è relativa alla possibilità, nel XXI secolo, di attribuire alla teoria dell’educazione estetica una propria identità e di considerarla, pertanto, una sotto-disciplina pedagogica a sé stante. Nel corso dell’analisi si è ritenuto opportuno fare alcuni riferimenti e confronti tra Polonia e Italia in considerazione del fatto che nelle tradizioni teoriche di entrambi i Paesi sono riscontrabili sia studi continuativi sulla relazione arteformazione, sia pubblicazioni scientifiche recanti nel titolo il termine “educazione estetica”. Il presente contributo pone in risalto le principali categorie in grado di sancire la scientificità di una materia: la cultura estetica, l’autocoscienza estetica, l’atto creativo, l’esperienza estetica. Le conclusioni del presente articolo vogliono essere un incentivo alla riflessione.

The basic issue addressed is the search for considerations identifying the subject of aesthetic education in pedagogical science. The research question concerns the nature of the identity of the theory of aesthetic education in the twenty-first century as a subdiscipline of pedagogy. In order to legitimize the study, a comparative analysis of Polish-Italian references has been carried out, since both theories continue to investigate the relationship between art and education and researches in this field use the term aesthetic education. The proposed content analysis is based on significant subjects as in the following categories: aesthetic culture, aesthetic self-knowledge, creativity, aesthetic experience. Answers presented in the conclusions are open for reflection.

Donatella Palomba

L’articolo, dando brevemente conto della complessità e dell’ampiezza delle tematiche inerenti agli studi comparativi in educazione, intende proporne una lettura che mette in luce il contributo che tali studi possono portare ad un approfondimento della riflessione pedagogica ed educativa in tutta la sua estensione e complessità, non solo nei suoi aspetti istituzionali ma anche sul piano teorico e storico così come su quello delle pratiche educative e delle ricerche empiriche.

The article, addressing briefly some of the crucial points related to comparative studies in education and to the complexity and extension of the themes they address, intends to highlight the contribution that these studies can give to a deepening of the reflection on education in all its aspects, not only institutional and historical, but also in the theoretical domain as well as in the domain of educational practices and empirical research.

Vanna Gherardi

I rapporti di reciproco beneficio tra il campo degli studi comparativi in educazione e quello degli studi in didattica viene sostenuto prendendo in esame le fasi di evoluzione della formazione degli insegnanti e quelle di riforma dei curricoli. Quando la richiesta di professionalità nell’insegnamento, come risposta alla crisi della scuola, coinvolge l’Italia nel dibattito internazionale per un rinnovamento della formazione iniziale e continua degli insegnanti, la mancanza nel nostro paese di una prospettiva comparativa nella elaborazione della riforma mette in evidenza come l’innovazione sia a rischio quando la professionalità didattica rimane una categoria astratta. La debolezza di studi empirici di tipo etnografico nella ricerca in didattica, la linea di ricerca più feconda negli studi comparativi, porta a prestiti concettuali aldilà delle tradizioni culturali e del carattere nazionale dei paesi coinvolti. Ciò si ripercuote sulle pratiche educative, producendo distorsioni di senso e distacco tra il piano del curricolo formale e ciò che avviene nella realtà delle pratiche a scuola.

The mutually advantage relationship between the field of comparative education studies and didactic studies is supported by examining the evolution stages of teacher training and those of the curricula’s reform. When the demand of professionalism in teaching, as a response to the school crisis, involves Italy in the international debate for a renovation of the initial and continuing teachers training, the lack in our country of a comparative perspective during the scholastic reform elaboration highlights how innovation is at risk when professionalism in teaching remains an abstract category. The weakness of empirical ethnographic studies in the didactic research, how the most fruitful research line in comparative studies, brings to conceptual borrowing beyond cultural traditions and national characters of involved countries. This has an impact on educational practices producing a misrepresented sense and a gap between formal curriculum plan and the real school practices.

Anselmo R. Paolone

Le tendenze all’omologazione presenti in certe politiche educative (e nella ricerca comparativa che le giustifica) basate sulla governance e, tra l’altro, sulla spettacolarizzazione di benchmark e indicatori internazionali, hanno subito di recente critiche da studiosi legati al discorso postmoderno, e in particolare da alcuni adepti del metodo etnografico. Essi hanno soprattutto criticato l’affermazione di ispirazione neoistituzionalista per cui i sistemi scolastici mondiali tenderebbero necessariamente verso l’armonizzazione e l’omologazione. Queste critiche sono motivate dal fatto che varia letteratura comparativa basata su ricerche etnografiche segnala piuttosto divergenza. Ma vi è anche una reazione, a livello metodologico, contro il “rigurgito” di positivismo implicito nell’uso di benchmark e indicatori. Se a livello internazionale questa reazione avviene specialmente dentro alcune delle frange metodologicamente più avanzate della ricerca etnografica e qualitativa, dove si sta delineando una nuova tipologia di ricerca “post-qualitativa”, che prende le mosse da una “crisi della rappresentazione” ed è basata su una critica “neomaterialista”, in Italia (dove non disponiamo di una survey sulle ricerche in corso) possiamo forse tentare di inferire qualcosa sulle attuali tendenze, da una rassegna degli insegnamenti di educazione comparata impartiti nelle nostre università. Da tale rassegna, si evince un trend positivo dell’educazione comparata in chiave storica. In un recente articolo, A. Nóvoa e T. Yariv-Mashal indicano proprio nella storia un rimedio alle attuali derive dell’educazione comparata. In Italia dunque una reazione alle suddette tendenze potrebbe svilupparsi a partire dalla sensibilità storica presente nella nostra tradizione.

Some contemporary educational policies (and the comparative research that justifies them) are governance-minded and use benchmarks and international indicators as spectacle. This has been criticized by postmodern scholars, particularly by some followers of the ethnographic method. They especially criticize, among other things, the neoinstitutional-inspired concept that school systems around the world, necessarily tend towards standardization. Such criticism is motivated by the fact that some comparative literature based on ethnographic research, reports divergence instead. But these postmodernist scholars are also reacting, at a methodological level, against the "revival" of positivism which is implicit in the use of benchmarks and indicators. Internationally, this reaction seems to happen especially in some of the most methodologically advanced fringes of ethnographic and qualitative research, where a “post-qualitative” trend is taking shape. This trend is tied to a new “crisis of representation” and is based on a “neo-materialistic” critique. In Italy (where a survey on current comparative education research is not yet available) we can perhaps try to infer some hints about current trends, from a survey of comparative education courses taught in our universities. The survey shows a growth of comparative education based on history. In a recent paper, A. Nóvoa and T. Yariv-Mashal indicate precisely in history a remedy to the current “drifts” of comparative education. Therefore in Italy, a reaction to those trends could rise from the historical sensibility typical of our comparative tradition.

Corrado Ziglio

Per capire il ruolo dell’educazione comparata e la nascita di questa disciplina è importante ripercorrere alcune tappe evolutive. Nella preistoria di questa disciplina troviamo un fondamento basilare: nella scoperta delle altre culture, scopriamo la nostra identità culturale. Tuttavia, ci sono ottiche diverse per approcciarsi alla comparazione: filosofica, storiografica, sociologica, antropologica, ecc. e ogni ottica pone questioni diverse. Questo articolo, infine si pone in una dimensione critica verso una internazionalizzazione che è diventata sinonimo di rinuncia della propria identità culturale.

To understand the role of comparative education and the emergence of this discipline is important to look back at some evolutionary stages. In the pre-history of this discipline we find a basic foundation: the discovery of other cultures, we discover our cultural identity. However, there are different optics to approach the comparison: philosophy, historiography, sociology, anthropology, etc. and each optical raises several issues. This article finally goes into a critical mass towards internationalization which is become synonymous with renunciation of their own cultural identity.

Hanno collaborato a questo numero de «I Problemi della Pedagogia»:
R. BIAGIOLI, V. CAGGIANO, G. CANEPA, C. CAPPA, H. A. CAVALLERA, M. A. D’ARCANGELI, G. ERRICO, E. FIORINI, V. GHERARDI, D. PALOMBA, A. R. PAOLONE, A. ROSATI, A. SANZO, I. VOLPICELLI, M. ZALEWSKA-PAWLAK, C. ZIGLIO