I Problemi della Pedagogia

Secondo Semestre 2014
Sommario

Mario Bottoni

L’educazione scolastica e religiosa del rione Trastevere viene brevemente esaminata in un periodo, tra l’Ottocento e i primi del Novecento, denso di eventi che avevano portato la città a trasformarsi da sede del potere temporale della Chiesa a capitale del giovane Regno d’Italia. Si evidenziano anche le conseguenze topografiche della realizzazione di istituti scolastici. Particolare rilievo viene dato all’opera educativa promossa da Pio IX e a quella del cardinale Merry del Val, già Segretario di Stato di papa Pio X.

School and religious education in the rione Trasttevere is briefly examined in a period, between the nineteenth and early twentieth century, full of events that led the city to transform itself from the seat of temporal power of the Church into the capital of the young kingdom of Italy. The topographic consequences of the construction of schools are also highlighted. An emphasis is put on the educational works promoted by Pius IX and by the cardinal Merry del Val, former Secretary of State of pope Pius X.

Elisabetta Colla

Partendo da una riflessione sull’educazione nei luoghi di confine, in particolare con i giovani a rischio o autori di reati, il presente contributo – situato all’interno di uno specifico settore del contesto pedagogico, quello della ‘Pedagogia sociale’ – evidenzia come sia oggi importante non definire una rigida demarcazione tra luoghi tradizionalmente deputati all’educazione/formazione e ‘contesti di vita’, dove avviare processi dinamici diretti all’autonomia ed alla consapevolezza. Anche territori depositari del disagio e del rischio sociale, come il carcere, dove può apparire remota l’attenzione pedagogica e formativa, possono rappresentare per i ragazzi uno spazio privilegiato di ripensamento e scommessa educativa. A tal fine vengono presi in esame da un lato i principali interventi e strumenti educativi attualmente in uso nei circuiti penali e ‘trattamentali’, con riferimento ad un’esperienza di ricerca sul campo, dall’altro – traendo spunto dall’analisi del filosofo Michel Foucault su libertà, potere ed etica – si analizzano alcune tecniche di cura del sé, auto-narrazione e giustizia riparativa, come mezzi privilegiati di sviluppo del pensiero generativo e di trasformazione.

Beginning with a reflection on education in border areas, particularly with young people at risk or offenders, this contribution – located within a specific area of the pedagogical context, namely the ‘Social Pedagogy’ – shows how today it is important not to define a strict demarcation between places that are traditionally meant for education/training and ‘ordinary life contexts’, where dynamic processes directed to autonomy and awareness can be started. Even territories where discomfort and social risk are dominant, such as the prison, where teaching and training care could appear remote, can represent for the youths a privileged environment for rethinking and educating themselves. To this purpose, on the one hand the main interventions and educational tools currently in use in the criminal and treatment circuits, with reference to an experience of field research, are taken into exam; on the other hand – drawing on the analysis of the philosopher Michel Foucault on freedom, power and ethics – techniques of self-care, self-narration and restorative justice are analyzed as privileged means for developing a generative and renewing thought.

Santo Di Nuovo

Vengono trattate le alterazioni dello sviluppo ‘tipico’ del bambino che configurano i Bisogni Educativi Speciali, oggetto di recenti note ministeriali per un adeguato trattamento nella scuola: Funzionamento Intellettivo Limite, Disturbi Specifici di Apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia), Disturbi di Linguaggio, Deficit di Attenzione e Iperattività. Si tratta di condizioni diverse dalla disabilità, che comportano comunque problemi diagnostici e di intervento specialistici oltre che didattici ed educativi. Importanti indicazioni vengono dai risultati delle ricerche neuroscientifiche, che sono sinteticamente riassunti insieme con alcuni spunti critici, specie sul piano metodologico ed epistemologico. Alla luce delle recenti ipotesi sulla plasticità neuronale e sul ruolo dell’epigenetica, si indicano alcuni criteri utili per la formulazione del piano educativo personalizzato per alunni con bisogni educativi speciali.

The article deals with some abnormalities in child ‘typical’ development, that configure the Special Educational Needs, i.e. the target of recent ministerial guidelines for an adequate treatment in school: Borderline Intellectual Functioning, Specific Learning Disorders (dyslexia, dysgraphia, dyscalculia), Language Disorders, Attention deficit and Hyperactivity Disorders. These conditions are different from the disability; however, they involve specialist diagnostic and intervention problems, in addition to didactic and educational ones. The results of neuroscience research are relevant to these issues; they are briefly summarized along with some critical insights, particularly regarding the methodological and epistemological aspects. According to the recent hypotheses on the neuronal plasticity and the role of epigenetics, some useful criteria are indicated for the formulation of customized educational plans for pupils with special educational needs.

Alba G. A. Naccari

Con il presente lavoro si intende ricercare la possibilità della riconciliazione fra sacro e profano secondo il pensiero di Martin Buber, come opportunità pedagogica per l’uomo e la donna contemporanei. Tale possibilità è individuata così come essa emerge nella prospettiva del linguaggio e del raccontare; analizzando a questo proposito gli scritti sul ‘principio dialogico’ ed in particolar modo l’Io e il Tu, nonché quelli sul Chassidismo, principalmente I Racconti dei Chassidim, Il Chassidismo e l’uomo moderno, L’origine ed il significato del Chassidismo. Si prospetta così una pedagogia che valorizza la narrazione come importante dimensione formativa che considera l’autentica reciprocità dialogica come spazio ed insieme espressione della misteriosa compresenza tra esseri umani e Tu Infinito. La parola, nel dialogo, assume le caratteristiche di potente mediazione tra ogni tu incontrato ed il Tu Eterno in ogni ora della vita vissuta; nel raccontare, il superamento della separazione tra sacro e profano, assume la peculiare forma di una testimonianza vissuta al presente. Ma tutto questo richiede particolari capacità di ascolto e di risposta, che si fanno e si educano nella continua circolarità del dialogo autentico, educazione che si realizza alla concreta presenza del maestro, con modalità squisitamente sapienziali. Al di là di quanto è già stato messo in luce nella pedagogia di Buber, nel saggio si collega tale potere della parola alle sue misteriose origini nella cabala chassidica, argomentandone così ulteriori prospettive. Si mette in evidenza, inoltre, come l’atteggiamento ermeneutico di Buber nei confronti della parola Chassidica assuma la forma di una ermeneutica dialogica, un’ermeneutica cioè che coinvolge in prima persona, interpellando la propria vita attraverso ciò che si legge, permettendo così di orientarsi sempre più verso la comprensione di sé e verso un’autentica e ricca crescita umana e spirituale. Tale atteggiamento ermeneutico è richiesto, in generale, nella lettura della parola di un testo; poiché solo l’ascolto vivo e compartecipe da parte di chi legge può restituire alla parola scritta la vivacità del dialogo e la possibilità esperienziale e soggettiva della verità. Nell’argomentare i vari spunti individuati ci si propone di immetterli nella riflessione pedagogica odierna anche attraverso il confronto con alcune impostazioni analoghe.

Through Martin Buber’s philosophy, this paper intends to investigate the possibility of reconciliation between the sacred and the profane, as an educational opportunity for the men and women of today. This possibility is identified as it emerges from the perspective of language and storytelling, analyzing the writings on the ‘dialogical principle’ and especially the I and Thou, as well as those on Hasidism, mainly Tales of the Hasidism, Hasidism and modern man, The origin and meaning of Hasidism. Here we see a pedagogy enhancing narration as an important educational dimension and considering the authentic dialogic reciprocity as a space for and the expression of the mysterious simultaneous presence of humans and Endless Thou. At any time of the true existence, words, in a dialogue, take on the characteristics of powerful mediation between each you one meet and the Eternal Thou; in the storytelling the overcoming of the separation in question is regarded as a peculiar form of witness lived in the present. But all this requires a special ability in listening and answering that we can achieve and improve in the circularity of authentic dialogue, an education possible only in the concrete presence of a master, in a purely experiential way. Beyond what has already been highlighted in the pedagogy of Buber, this paper connects the power of words to its mysterious origins in the Hasidic cabal, then additional perspectives are argued. It is also described as Buber’s hermeneutic approach to the Chassidic word takes the form of a dialogical hermeneutics, that involves personally, questioning one’s own life through what one read, and allowing to progressively attain self-understanding and a true, full human and spiritual growth. This attitude is also required, in general, in the hermeneutic reading of the words of a text, because only the authentic and active listening on the part of the reader can return to the written word the liveliness of the dialogue and the possibility of experiential and subjective truth. In arguing all these ideas, we intend to put them in the current pedagogical reflection also through comparison with some similar concepts in contemporary thought.

Vincenzo Orsomarso

L’intervento ha come oggetto di indagine i termini in cui Gramsci propone il marxismo, come moderna riforma intellettuale e morale; caratterizzata da un rapporto educativo incentrato su una «“riduzione [...] reciproca”» tra «ceti intellettuali e non intellettuali», tra «dirigenti e diretti», in conformità alla moderna «dottrina» e «pratica pedagogica».

The article investigates the terms in which Gramsci sets up Marxism as a modern reform, both intellectual and moral, characterized by an educational relation based on a «mutual […] reduction» between «intellectual and non intellectual classes», between «rulers and the ruled», according to the modern «doctrine» and «pedagogical practice».

Stefano Orofino

L’articolo intende mostrare come, nei suoi interventi sul tema dell’educazione, Adorno superi la tesi di una scissione pressoché insanabile fra teoria e praxis. Una tesi che, nell’ambito del marxismo occidentale del Novecento, contraddistingue in senso pessimistico il pensiero adorniano. Nelle sue riflessioni pedagogiche, infatti, Adorno pensa sempre la teoria in stretta simbiosi con la praxis (educativa), non mancando di fornire delle indicazioni molto precise, a volte anche minuziose, riguardanti pure il campo della didattica. Ovviamente, anche in ambito pedagogico si manifesta lo spirito dialettico della teoria critica di Adorno: lo evidenziano in maniera esemplare le sue considerazioni sull’autorità dell’educatore, la quale – nella misura in cui è razionale e ‘illuminata’ – è da lui ritenuta un presupposto imprescindibile per lo sviluppo, nell’educando, di un pensiero razionale, autonomo e antiautoritario: il filosofo critica invece l’autoritarismo – assieme a tanti altri aspetti – del sistema educativo vigente, che egli considera una parte dell’apparato di dominio, e quindi volto a contribuire all’integrazione dell’individuo nell’ordine costituito; mentre secondo la sua visione, al contrario, l’educazione dovrebbe mirare a suscitare nell’individuo la capacità intellettuale e psicologica di resistere alla pressione all’adattamento determinata da tutti gli aspetti del sistema sociale contemporaneo. Una ‘resistenza’ che – Adorno ne è ben consapevole – nel tardo capitalismo l’individuo deve pagare con la sofferenza dell’isolamento e dell’emarginazione: è questo lo sfondo tragico entro cui si muove ogni progetto pedagogico che si richiami alla teoria critica dell’’inattuale’ autore francofortese.

The article aims to show how, in his speeches on the subject of education, Adorno passes the thesis of an incurable split between theory and praxis. A thesis that, in the context of Western Marxism of twentieth century, characterizes in a pessimistic away Adorno’s thought. In his pedagogical reflections, in fact, Adorno always thinks of theory in close symbiosis with the praxis (educational), providing very precise and meticulous details, also including didactic elements. Of course, even in pedagogy is clear the dialectical spirit of Adorno’s ‘critical theory’: this is highlighted in an exemplary way in his concerns about the educator’s authority, which – if it is rational and ‘enlightened’ – it is considered a prerequisite for the development of a rational, autonomous and antiauthoritarian thinking in the student. The philosopher criticizes authoritarianism – along with many other aspects – of the current educational system, which he considers a part of apparatus of domination, and consequently intended to contribute to the integration of the individual in the established order; on the contrary, in his point of view, education should aim to arouse in the individual intellectual and psychological capacity to withstand the pressure to adjustment determinated by all the aspects of the contemporary social system. A ‘resistance’ that – Adorno is well aware – in the late capitalism the individual pays with the suffering isolation and exclusion: this is the tragic background within moves educational project which refers to the critical theory of the ‘outdated’ author from Frankfurt.

Simona Rizzari

La collaborazione tra università e mondo del lavoro è considerata oggi di fondamentale importanza per la crescita e lo sviluppo della società, l’incremento dell’occupabilità e un’efficace realizzazione delle politiche di lifelong learning. Dal punto di vista educativo, però, la creazione di partnership tra le istituzioni universitarie e le organizzazioni lavorative presenta non poche difficoltà, legate soprattutto alle differenti modalità di produzione della conoscenza che le caratterizza. Il work-based learning costituisce uno dei nuovi modelli formativi in grado di risolvere la tradizionale dicotomia tra apprendimento formale universitario e apprendimento informale proprio dei contesti lavorativi, mediante l’integrazione tra la teoria e la pratica operata su base riflessiva. Esso si pone, in tal senso, come idoneo sistema di supporto all’aggiornamento professionale continuo dei lavoratori e all’ampliamento della loro partecipazione all’istruzione superiore. La finalità del presente studio è, pertanto, quella di esplorare i fondamenti teorici e metodologici del work-based learning, cercando di individuare i punti di forza e i fattori di criticità che ne condizionano l’attuazione.

Nowadays, the collaboration between the university and the world of work is essential to the growth and the development of the society, the increase of employability and the achievement of lifelong learning policies. However, from a educational perspective, the building of a partnership between universities and working life organizations raises many difficulties, due to their different modes of knowledge production. Work-based learning is one of the new educational models that can solve the traditional dichotomy between formal learning in the educational system and informal learning at work, building a firm connection between theory and practice through a reflective process. Thus, it acts as a suitable medium to support the continuing professional development of employees and the widening of their participation in higher education. Therefore, the purpose of this study is to explore the conceptual and methodological underpinnings of work-based learning, trying to identify strengths and weaknesses that affect its implementation.

Stefano Salmeri

Educare alla democrazia significa trasformare la scuola, l’università e le altre agenzie educative in luoghi in cui l’esercizio alla cittadinanza attiva viene appreso, praticato e vissuto. La scuola e l’università devono perciò essere luoghi di democrazia e devono diventare lo spazio per il confronto, per l’incontro e per il dialogo tra giovani di provenienza diversa. L’identità impone il confronto con l’alterità. L’accettazione della differenza e della marginalità e la costruzione della reciprocità sono conquiste lente. I percorsi di coscientizzazione e la formazione della memoria, per la nuova paideia, danno vita ad un’educazione democratica e sinceramente emancipatrice. In educazione l’obiettivo è l’autogoverno. Educare per la nuova paideia vuol dire trasmettere la fiducia in potenzialità latenti e inespresse. La vera educazione liberatrice, infatti, stimola il cambiamento e privilegia la creatività.

Educating for democracy means turning schools, universities and other educational structures into places where the exercise of citizenship is learnt, practiced and lived. Schools and universities must then be a democratic space, a platform for discussion, contact and dialogue between young people of different origins. Identity requires a comparison with alterity. Accepting differences and marginalised groups and building reciprocity are all goals which can only be attained in the long term. The process of conscientization and the formation of memory, for the new paideia (pedagogy), create a democratic education which is also fairly emancipating. The aim of education is autonomy. Educating for the new paideia means transmitting self-confidence based on latent and unexpressed potentiality. The real liberating education, indeed, stimulates change and privileges creativity.

Corrado Ziglio

Preoccupato di una rinascita di svalutazione delle scienze umane rispetto alle scienze della natura e tecnologiche, l’articolo risale ai fondamenti epistemologici delle discipline scoprendo che tutte tentano di decifrare le grammatiche comportamentali dei rispettivi oggetti di studio. Come la chimica si interrogava sul perché le molecole si comportano nel modo in cui si comportano, così i filosofi si interrogano sul perché le persone si comportano nel modo in cui si comportano. Ho quindi individuato una formula che accomuna tutte le discipline, mettendole tutte sullo stesso piano. L’errore è stato quello di gerarchizzare le scienze e ritenere che i modelli matematici fossero più importanti del pensiero e dei sentimenti, costringendo le scienze umane a omologarsi alle scienze della natura. Per la scienza esistono i fenomeni, naturali e umani, e il suo compito è quello di decifrarli.

Being concerned about a new wave of devaluation of humanities in comparison with natural sciences and technology, the article goes back to the epistemological foundations of the different disciplines: It came out that each discipline attempts to decipher the behavioral grammar of their own object of study. As research chemists investigated why molecules behave in the way they do, so philosophers investigated why people behave as they do.Therefore I found out a formula which, being common to all disciplines, puts them on the same level. In my opinion, in fact, the error has been to put disciplines in a hierarchical order, and prioritize mathematical models in comparison with thought and feelings. In this way humanities are forced to conform to natural sciences to gain respect. Both natural and human phenomena exist and science has the task to decipher them.

Elena Zizioli

Il presente contributo ricostruisce l’impegno di Giovanni Cena per le scuole dei contadini dell’Agro romano attraverso un osservatorio privilegiato: il giornale “Il piccolissimo”. Tale esperienza, peraltro fino ad oggi poco indagata dalla letteratura scientifica, se epurata dai toni propagandistici propri del periodo (1917-1919), permette di svolgere riflessioni interessanti su un modello di intervento educativo a favore delle popolazioni rurali. Nel ricostruire il contesto, in cui l’iniziativa editoriale matura, si sono potuti così ripercorrere gli esordi di una pagina significativa della storia dell’educazione popolare italiana all’inizio del secolo scorso dove l’alfabeto fu concepito innanzitutto come uno strumento di riscatto umano.

This paper aims at reconstructing the efforts of Giovanni Cena for the schools of the Agro Romano farmers through a privileged observatory: the paper “Il piccolissimo”. Such an experience, which has so far been little explored within the scientific literature, if purged from the propagandistic tone of the period (1917-1919), enables to develop interesting reflections over a model of educational intervention for the benefit of the rural population. By reproducing the context in which this publishing initiative sees the light, we could trace back the start of a significant page in the history of Italian popular education at the beginning of the last century, when the alphabet was conceived primarily as an instrument of human redemption.

Hanno collaborato a questo numero de «I Problemi della Pedagogia»:
L. BELLATALLA, M. BOTTONI, H. A. CAVALLERA, E. COLLA, S. DI NUOVO, A. G. A. NACCARI, T. PEZZANO, S. OROFINO, V. ORSOMARSO, R. REGNI, S. RIZZARI, S. SALMERI, C. ZIGLIO, E. ZIZIOLI