I Problemi della Pedagogia

Primo Semestre 2020
Sommario

Carlo Cappa

In un momento in cui il tema della ‘distanza’ è così centrale, l’articolo presenta una riflessione attorno alle diverse maniere nelle quali, stori- camente, alcune vere e proprie “avventure” educative sono riuscite a ov- viare alla mancanza forzata della presenza. In particolare, ci si soffermerà sull’erculea impresa educativa realizzata da Philip Dormer Stanhope, quarto conte di Chesterfield (1694-1773) per il suo figlio naturale, Phi- lip, e iniziata nel 1737, quando il destinatario aveva solo cinque anni, e protrattasi fino al 1768, quando egli morì, pochi anni prima del padre. Nelle quattrocentotrenta lettere, si affresca un ritratto ambizioso e ri- goroso, tutto mondano, del gentiluomo dell’autunno dell’Antico Regime, diametralmente opposto all’Émile di Rousseau. La separazione tra geni- tore e figlio, in questo caso, non si tramuta in una mancanza, bensì in- genera una ricerca nutrita tanto dalla tradizione – classica e familiare, que- st’ultima impersonificata soprattutto da George Savile – quanto da una sete di vita sociale che ne avrebbe percorso le pagine più suggestive.

In this moment when the theme of “distance” is so central, the ar- ticle presents a reflection about various ways that, historically, have been adopted, in veritable educational “adventures”, in order to face a forced absence of “presence”. It will focus specifically on the herculean edu- cational endeavour undertaken by Philip Dormer Stanhope, IV Earl of Chesterfield (1694-1773) for his son, Philip; an endeavour started in 1737, when the addressee was only five years old, and ended in 1768, when Philip died, a few years before his father. In the four hundred and thirty letters, we can see an ambitious and rigorous, all-worldly, portrait of the gentleman living at the end of the Ancien Régime; an educational proposal diametrically opposed to Rousseau’s Emile. In this framework, the separation between parent and child does not represent a “miss- ing”; rather, it gives rise to a research based on two pillars: the tradition – classical and familiar, the latter personified by George Savile – and a desire of social life which runs through the most suggestive pages of this correspondence.

Alessio Ceccherelli

L’emergenza sanitaria del Covid-19, e la necessità di battere strade al- ternative a quelle abituali delle lezioni in aula, hanno riportato il dibat- tito sulla didattica nell’agenda setting di tutti, facendo emergere posizioni diverse sull’essenza stessa del fare scuola. Uno scenario ampiamente raccontato dai giornali, e che ha trovato enorme spazio di discussione in rete. Dopo l’annuncio del governo del 5 marzo 2020, il discorso sulla scuola e sulla didattica si estende e si diversifica, affrontando questioni specifiche, anche tecniche, dell’insegnamento e dell’apprendimento, so- litamente riservate agli esperti: il valore della valutazione e del metodo, la competenza digitale di docenti, il ruolo di studenti e famiglie. L’arti- colo intende studiare il racconto che della scuola e dell’esperienza di- dattica è stato fatto, in Italia, in 3 testate giornalistiche nazionali e in alcuni siti specializzati, nei primi 40 giorni delle misure di contenimento su tutto il territorio nazionale. Questo filtro mediale ci può dire qualcosa sulla percezione che si ha della scuola, in questo frangente ma non solo, ponendosi come base per una riflessione più ampia sull’efficacia di scelte politiche, comunicative, organizzative, metodologiche.

The health emergency of the Covid-19, and the need to beat alter- native routes to the usual classroom lessons, has brought the debate on didactics back on everyone’s agenda-setting, bringing out different po- sitions about the very essence of schooling. This scenario has been widely narrated in the newspapers, and it has found enormous space for discussion on the net. After the government’s announcement on March 5, 2020, the debate on school and didactics has been extended and diversified, addressing specific issues, also technical, of teaching and learning, usually reserved to experts: the value of assessment and method, the digital competence of teachers, the role of students and families. This paper aims to study the narrative of the school and the teaching experience, made in 3 Italian newspapers and in some special- ized sites during the first 40 days of the lockdown throughout the coun- try. This media filter can tell us something about the perception that one has of the school, as a basis for a broader reflection on the effec- tiveness of political, communicative, organizational and methodologi- cal choices

Angela Spinelli

La scuola si sta confrontando con un cigno nero, con un evento inaspettato e inatteso: chiudere le porte agli studenti e continuare a svolgere il suo compito educativo in una distanza vissuta, forse, come assenza. Sebbene sia presto per capire cosa stia realmente accadendo in seguito alla sospensione delle attività didattiche in presenza, l’impressione è che in questi giorni di emergenza si stia scontando una decennale chiusura, legata anche a politiche educative nazionali, nei confronti di modalità didattiche mediate dalle tecnologie digitali. L’articolo parte da alcune riflessioni della letteratura scientifica intorno alla «scuola a distanza»: la necessità del primato del metodo didattico sulla tecnologia; la differenza tra apprendimento a distanza e apprendimento in ambienti digitali e, infine, una riflessione sul modello organizzativo necessario al funzionamento di una scuola capace di confrontarsi dialetticamente con la dimensione digitale e con il cambiamento che comporta.

The school is dealing with a black swan, with an unexpected event: closing the doors to the students and continuing to carry out its educational task in a situation of distance that is experienced, perhaps, as an absence. Although it is too early to understand what is happening after the suspension of teaching activities in presence, the impression is that in these days of emergency we are facing a ten-year idiosyncrasy towards teaching methods mediated by digital technologies, also because of national educational policies. The paper proposes some reflections on the scientific production about the «distance school»: the need for the primacy of the teaching method over technology; the difference between distance learning and learning in digital environments; and, finally, a reflection on the organizational model necessary for the functioning of a school capable of dealing dialectically with the digital dimension and the change it entails.

Paolo Bonafede

Partendo dal paradigma della crisi della pedagogia, s’intende evidenziare come il discorso pedagogico, nella sua accezione teoretica, mantenga rigore epistemologico sulla base di una riflessività interna rispetto al fenomeno educativo. Lo sguardo immersivo risulta il più adeguato per l’attivazione dei compiti di ricerca della disciplina, individuati nell’analisi storico-critica e nella ricerca ontologico-fondativa. Su queste basi, vengono analizzati i contributi offerti da alcuni autori di indirizzi di filosofia dell’educazione di tradizione italiana, come il problematicismo, la fenomenologia e diverse linee d’ispirazione cristiana. La verifica degli assetti e dei riferimenti interni dei diversi orientamenti fa emergere la convergenza strutturale dei nodi speculativi della Kritik e del Grund, e li conferma come architravi della filosofia dell’educazione.

Starting from the paradigm of the crisis of education, we intend to highlight how the educational discourse, in its theoretical meaning, maintains epistemological rigor on the basis of an internal reflexivity with respect to the educational phenomenon. The immersive gaze is the most suitable for activating the research tasks of the discipline, which are the historical-critical analysis and the ontological-foundational research. On this basis, we analyse the contributions of some authors of Italian tradition guidelines of the philosophy of education (problematicism, phenomenology and various lines of Christian inspiration). The verification of the structures of these different orientations brings out the convergence of the speculative nodes of Kritik and Grund, confirming them as architraves of the philosophy of education.

Lorenzo Cantatore

Come si uccidono le anime è un saggio di Giuseppe Lombardo Radice pubblicato nel 1915. In questo documento è possibile individuare alcuni argomenti centrali nel dibattito italiano sulla scuola e sull’educazione dei primi venti anni del XX secolo. L’opposizione al positivismo si rafforza con idee provenienti dal neo-idealismo, dal socialismo, dall’attivismo (Giovanni Gentile, Gaetano Salvemini). Lombardo Radice utilizza la categoria di scuola gesuitica per contrastare i difetti di una didattica basata sul nozionismo, sullo schematismo, sulla pigrizia degli insegnanti e, di conseguenza, degli alunni. Le idee nuove qui formulate sull’educazione come ricerca e come prevenzione della «morte dell’anima» caratterizzeranno alcune delle esperienze più innovative della scuola primaria italiana anche dopo la Seconda Guerra Mondiale. In particolare l’educazione del bambino alla libera lettura appare come l’anticipazione di un tema molto attuale.

Come si uccidono le anime is an essay by Giuseppe Lombardo Radice published in 1915. In this document it is possible to identify some central topics in the Italian debate on school and education in the first twenty years of the 20th century. The opposition to positivism is reinforced by ideas coming from neo-idealism, socialism, activism (Giovanni Gentile, Gaetano Salvemini). Lombardo Radice uses the category of Jesuit school to contrast the defects of a didactics based on notionism, schematism, the laziness of teachers and, consequently, of pupils. The new ideas formulated here on education as research and prevention of the «soul death» will characterize some of the most innovative experiences of the Italian primary school even after the Second World War. In particular, the education of the child to free reading appears as the anticipation of a very topical issue.

Viviana La Rosa

La vivace stagione che, all’alba del Novecento, ha dato vita alla pedagogia scientifica e sperimentale in Italia risulta ancora oggi pressoché inesplorata. Una lacuna davvero grave, considerata la ricca trama di studi, esperienze e ricerche prodotte. Se, in una prima fase, sulla scia del positivismo, decisa è l’adesione alla medicina, alla fisiologia e all’antropologia (Montessori, Pizzoli, Mosso, Mantegazza), in un secondo momento la pedagogia sperimentale sembra svilupparsi al confine tra psicologia (Ferrari, De Sanctis, Saffiotti) e filosofia (Credaro, De Sarlo, Aliotta, Della Valle). Il saggio intende definire il ruolo giocato dalla ricerca empirica e sperimentale in educazione nella nascita della pedagogia come scienza in Italia, dal 1899, anno in cui viene fondato il primo laboratorio di pedagogia scientifica, sino al 1920, quando, ormai alle porte del regime fascista, di fatto viene sancito il «fallimento della pedagogia scientifica» (Giuffrida).

The exciting times at the onset of the twentieth century which witnessed the birth of scientific and experimental pedagogy in Italy are still a largely unexplored area. As such, they represent an incredible oversight, above all when considering the rich veins of study, experiences and research contained therein. If, at first and in the wake of Positivism, its adhesion to medicine, physiology and anthropology was unmistakable (Montessori, Pizzoli, Mosso, Mantegazza), experimental pedagogy subsequently appeared to develop along the margins between psychology (Ferrari, De Sanctis, Kiesow, Saffiotti) and philosophy (Credaro, De Sarlo, Aliotta, Della Valle). By virtue of a rich archive of material, the role played by empirical and experimental research on education in the birth of pedagogy as a science in Italy will be defined. This research concerns the period 1899, the year in which the first laboratory of scientific pedagogy was founded, to the year 1920 when, at the dawn of the fascist regime, the «failure of scientific pedagogy» (Giuffrida) was recognised.

Anselmo R. Paolone

Nella prima e più importante ricerca di etnografia comparativa multilocale dell’educazione svolta in Gran Bretagna negli anni ’60, se da un lato le competenze etnografiche dei ricercatori erano già piuttosto efficaci, l’impianto comparativo della ricerca ebbe minor successo, visto che alla fine i dati dei tre studi etnografici paralleli si rivelarono problematici da comparare, portando al fallimento del progetto comune. Il presente articolo mira a analizzare alcuni aspetti salienti della ricerca in questione, che sono emblematici dei problemi che si pongono all’etnografia dell’educazione quando viene impiegata in studi comparativi. Ciò viene attuato anche illustrando sinteticamente alcuni dei progressi compiuti nei decenni successivi in quest’ambito dell’educazione comparata.

In the first and most important multi-local comparative ethnography research in education carried out in Great Britain in the 1960s, while the ethnographic skills of the researchers were already quite effective, the comparative structure of the research was less successful, since in the end the data from the three parallel ethnographic studies proved problematic to compare, leading to the failure of the joint project. This article aims to analyze some salient aspects of the research in question, which are emblematic of the problems that arise in educational ethnography when used in comparative studies. This is also done by briefly illustrating some of the progress made in this area of comparative education over the following decades.

Giuseppe C. Pillera

Il corso per docenti Contesti scolastici multiculturali: ricerca-azione e progettualità educativo-didattica per l’intercultura, tenutosi nel 2019 presso l’Università di Catania, ha abbinato ad una formazione condotta prevalentemente in FAD l’accompagnamento alla progettazione e sperimentazione di un’attività nei rispettivi contesti lavorativi. Si è posta perciò la necessità di offrire ai partecipanti un tool per supportare un’autovalutazione formativa della qualità interculturale e inclusiva della propria progettazione educativo-didattica, pensato per stimolare la riflessione su tre costrutti − finalità progettuali, metodologie e processi, relazioni col contesto −, ciascuno articolato in una serie di dimensioni. Utilizzando un campione di 120 partecipanti al suddetto corso, la procedura di validazione presentata in questo studio si compone di quattro verifiche: validità di contenuto (controllo e revisione di una versione beta dello strumento da parte di esperti accademici), attendibilità basata sulla coerenza interna (alfa di Cronbach e item analysis), validità di costrutto (analisi fattoriale per ciascuno dei tre costrutti); validità concorrente di criterio (analisi delle associazioni con i punteggi ottenuti dallo stesso campione anche in uno strumento sull’autoefficacia nella gestione della classe e in una checklist sulla competenza interculturale). I risultati dello studio sono positivi, sia per quanto riguarda l’affidabilità che la validità concorrente dello strumento (più chiaramente associato con l’autoefficacia nella gestione della classe). L’analisi fattoriale ha indotto un nuovo e più dettagliato disegno dimensionale dei costrutti (specialmente il secondo e il terzo) e lievi modifiche nella formulazione di diversi item. Infine, le evidenze della ricerca (in particolare dell’item analysis) hanno offerto elementi per vagliare l’efficacia della formazione condotta, producendo utili spunti per la valutazione del lavoro di progettazione e ricerca-intervento portato a termine dai docenti coinvolti, sia da un punto di vista tematico che metodologico.

The course for teachers Multicultural school contexts: research-action and educational-didactic intercultural design, held in 2019 at the University of Catania, combined training conducted mainly in FAD with the accompaniment to the planning and experimentation of an activity in the respective working contexts. Therefore, aiming at supporting a formative self-assessment of the intercultural and inclusive quality of the participants’ projects, we designed the presented tool to stimulate their reflection on three constructs − design goals, methodologies and processes, relationships with the context −, each articulated in a series of dimensions. Using a sample of 120 participants in the above mentioned course, the validation procedure presented in this study consists of four evaluations: content validity (control and revision of a beta version of the instrument by academic experts), reliability based on internal coherence (Cronbach’s alpha and item analysis), construct validity (Principal Component Factor Analysis for each of the three constructs); concurrent criterion validity (analysis of associations with the scores obtained from the same sample also both in an instrument on self-efficacy in class management and in a checklist on intercultural competence). The results of the study are positive, both as regards the reliability and the concurrent validity of the instrument (more clearly associated with self-efficacy in class management). The factorial analysis induced a new and more detailed dimensional design of the constructs (especially the second and third) and slight changes in the formulation of several items. Finally, the research evidence (in particular the item analysis) offered elements to assess the effectiveness of the training conducted, producing useful cues for the assessment of the design and research-intervention work carried out by the teachers involved, both from a thematic and methodological point of view.

Teodora Pezzano

In questo contributo, dal titolo Le fonti di Democrazia e educazione. L’individuo come organismo sociale, l’autore analizza l’opera deweyana The Ethics of Democracy del 1888 come il presupposto fondamentale del testo di John Dewey Democrazia e educazione del 1916. La finalità dell’autore è dimostrare il concetto di individuo come organismo sociale che è fondamentale per analizzare il significato della democrazia nel pensiero di John Dewey e comprendere le fonti di Democrazia e educazione.

In this paper, The Sources of Democracy and Education. The Individual as a Social Organism, the author analyses Dewey’s work The Ethics of Democracy of 1888 as the fundamental presupposition of John Dewey’s masterpiece Democracy and Education of 1916. In particular, the aim is to demonstrate the concept of the individual as a social organism, which is essential to analyse the future choices of the young philosopher and to understand the sources of Democracy and Education.

Stefania Pulice

In questo contributo, dal titolo La questione educativa nella letteratura secondaria di John Dewey (1929-1930), l’autrice volge l’attenzione alla letteratura secondaria pedagogica di John Dewey, ancora quasi del tutto inesplorata. In particolare, fa riferimento al volume 5 di The Later Works relativo agli anni 1929-1930 ed esamina i saggi inerenti il tema educativo quali Philosophy and Education (1930), General Principles Educational Articulation (1929) e The Duties and Responsabilities of the Teaching Profession (1930). Attraverso la lettura di questi saggi l’autrice tenta di esplorare il rapporto tra filosofia e educazione in Dewey, evidenziando il ruolo sociale dell’educazione e lo stretto legame tra individuo e ambiente nell’esperienza. Affronta, poi, il tema dell’articolazione educativa e tenta di interpretare come Dewey definisce il ruolo degli insegnanti nella formazione dello studente e della società.

In this paper, The Educational Issue in John Dewey’s Secondary Literature (1929-1930), the author turns the attention to John Dewey’s still almost completely unexplored educational secondary literature. In particular, she refers to volume 5 of The Later Works relating to the years 1929-1930 and examines the essays related to the educational theme such as Philosophy and Education (1930), General Principles Educational Articulation (1929), The Duties and Responsibilities of the Teaching Profession (1930). Through a reading of these essays, she tries to explore the relationship between philosophy and education, highlighting the social role of education and the close link between the individual and the environment in the experience. She analyses the theme of the educational articulation and tries to interpret how Dewey defines the role of the teachers in the education of the student and society.

Giuseppe Spadafora

In questo contributo, dal titolo Democrazia e educazione. L’educazione come «la chiave d’oro» del pensiero di John Dewey, l’autore tenta di analizzare la struttura di Democrazia e educazione di John Dewey del 1916, come una sintesi cruciale della sua filosofia. In particolare, esaminando il contenuto di alcuni capitoli, l’autore vuole dimostrare la relazione organica tra la filosofia, l’educazione e la democrazia, così come emerge nello schema generale del libro. L’educazione rappresenta «la chiave d’oro» per comprendere il significato della democrazia nel pensiero di John Dewey.

In this paper, Democracy and Education. Education as «the Golden Key» of John Dewey’s Thought, the author tries to analyze the structure of John Dewey’s Democracy and Education of 1916, as a crucial synthesis of his philosophy. In particular, by examining the content of some chapters, the author wants to demonstrate the organic relationship between philosophy, education and democracy, as emerges in the general outline of the book. Education represents «the golden key» to understand the meaning of democracy in John Dewey’s thought.

Hanno collaborato a questo numero de «I Problemi della Pedagogia»:
P. BONAFEDE, L. CANTATORE, C. CAPPA, A. CECCHERELLI, M. A. D’ARCANGELI, V. LA ROSA, A. R. PAOLONE, T. PEZZANO, G. C. PILLERA, S. PULICE, A. SANZO, G. SPADAFORA, A. SPINELLI, E. ZIZIOLI