I Problemi della Pedagogia

Primo Semestre 2019
Sommario

Giuseppe Carci, Martina De Luca, Viola Tiberti

Nel presente contributo viene approfondito il tema dell’inclusione sociale e dell’accessibilità fisica e culturale per non vedenti e ipovedenti, con riferimento al ruolo educativo dei musei e degli istituti culturali. A tal fine vengono presentati i risultati di una ricerca quali-quantitativa, uno studio di caso multiplo, condotta su 19 istituti museali con riferimento ai percorsi tattili/plurisensoriali, alle visite guidate e alle attività rivolte a questa tipologia di visitatori. L’analisi della letteratura ha evidenziato il valore dell’accessibilità al patrimonio culturale per tutti e l’importanza dello sviluppo della percezione estetica e artistica attraverso i differenti sensi; tuttavia, sono risultate evidenti le notevoli differenze tra le strutture nella gestione dei servizi museali accessibili, data la mancanza di linee guida comuni per la progettazione di percorsi accessibili. Attraverso la costruzione e l’utilizzo di tre strumenti di indagine (intervista a responsabili sulla progettazione del percorso/servizio; scheda di osservazione/ diario in diretta; questionario rivolto ai visitatori sul gradimento del servizio) è stato possibile definire cinque indicatori specifici sull’accessibilità culturale nei musei. Le informazioni rilevate hanno consentito di fornire indicazioni utili per una più efficace progettazione di percorsi museali e servizi accessibili per il pubblico non vedente e ipovedente.

In this contribution the theme of social inclusion and physical and cultural accessibility for the blind and visually impaired is examined in depth, with reference to the educational role of museums and cultural institutions. To this end, the results of a quali-quantitative research are presented, a multiple case study, conducted on 19 museum institutes with reference to tactile/ multi-sensory paths, guided tours and activities aimed at this type of visitor. The analysis of the literature has highlighted the value of accessibility to the cultural heritage for all and the importance of the development of aesthetic and artistic perception through the different senses; however, the considerable differences between the structures in the management of accessible museum services were evident, given the lack of common guidelines for the design of accessible routes. Through the construction and use of three survey tools (interview with managers on the design of the path/service; observation diary; satisfaction questionnaire addressed to visitors) it was possible to define five specific indicators on accessibility cultural in museums. The information collected allowed us to provide useful information for a more effective planning of museum routes and services accessible to the blind and visually impaired public.

Cosimo Costa

Nel complesso mosaico della riflessione medievale, il De disciplina scholarium dello Pseudo Boezio può dirsi parte di quel sottofondo che in genere accompagna le grandi voci e offrirsi come testimonianza viva di un costume, una prassi, un modo di considerare l’uomo mediante una viva compresenza di scientia e virtus. Nell’articolo qui proposto, dapprima, si osserveranno brevemente quei caratteri sociali, economici, politici, culturali e pedagogici appartenuti al XII secolo e importanti per comprendere le caratteristiche metodologiche e teleologiche del trattato in questione che vede luce intorno al 1230-1240; in un secondo momento, invece, si punterà l’attenzione al tipo di formazione proposta dall’autore medievale, evidenziando in particolar modo la sua coloritura paidetica.

In the mosaic complex of medieval reflection, Pseudo Boezio’s De discipline scholarium can be considered as making part of the background which generally accompanies the great voices and offers a testimony of customs, praxis and a way of considering man through the living coexistence of scientia and virtus. This article offers initially some basic social, economic, political and cultural elements and pedagogical features which characterize the 13th century and are important to understand the treatise’s methodological and teleological features written around 1230 to 1240. Afterwards the attention will be focused on the type of training proposed by this medieval author, highlighting in particular his “paidetical” coloring.

Gabriella D’Aprile

Avvalendosi di fonti di documentazione in gran parte inesplorate e inedite, l’articolo offre un approfondimento prospettico sugli indirizzi dell’attivismo pedagogico e i modelli di una nuova pedagogia dell’infanzia, richiamando l’attenzione sul ruolo cruciale ricoperto, nei primi decenni del ‘900, dal prestigioso Istituto ginevrino Jean-Jacques Rousseau nel promuovere una nuova cultura pedagogica per la scoperta e riscoperta dell’universo del fanciullo e per la formulazione dei processi di pedagogizzazione infantile in senso scientifico, culturale, sociale.

Through an analysis of mostly unexplored and unpublished historical documents, the article provides an in-depth look into the main theoretical directions of the pedagogy of activism together with the models of a new pedagogy of childhood. It also highlights the pivotal role of the Jean-Jacques Rousseau Institute in Geneva in promoting a new pedagogical culture for the ‘discovery’ and ‘rediscovery’ of the child in order to theoretically ground and rigorously apply education in a scientific and cultural manner.

Gabriella De Marco

Gabriella De Marco propone una riflessione sul genere a partire da alcuni manuali adottati in Italia, dalla metà degli anni settanta del Novecento, nelle scuole e all’Università. In particolare, ha preso in considerazione alcuni volumi di autori italiani e stranieri pubblicati tra il 1970 ed il 2016. Il genere, dunque, e in particolare quello che l’autrice definisce come scritture al femminile, è spunto di riflessione per un ragionamento legato al canone, o più precisamente, all’avvio del canone negli studi di storia dell’arte contemporanea. L’attenzione nei confronti dell’avvio di storicizzazione dell’arte delle donne è motivo, inoltre, di un ragionamento sulle potenzialità di un manuale nella formazione della ricezione e del gusto sul fronte culturale. L’autrice, esponendo i suoi criteri di selezione, ha preso in esame alcune artiste attive, nel contesto internazionale dall’età neoclassica ai nostri giorni. La disamina, inoltre, ha evidenziato, al di là delle scelte personali degli autori dei manuali considerati, l’esistenza di un centro e di una periferia che incide profondamente nell’elenco delle presenze; e ciò indipendentemente dalla questione del genere. Il testo, per concludere, proprio perché vuol essere una sguardo su alcuni di quei volumi su cui si sono formate generazioni di studenti, si propone come un contributo sull’avvio del canone e la contemporaneità. Ciò a partire dall’arte delle donne.

Gabriella De Marco proposes a reflection on gender starting from some textbooks adopted in Italian schools and universities since the mid-seventies, with specific reference to some volumes of Italian and foreign authors published between 1970 and 2016. The gender, which the author defines as female writings, is a reflection on the canon or more precisely on the start of the canon in the studies of contemporary art history. The start of a process of historicization of women’s art is also an occasion for a reasoning on the potential that a manual has in the formation of cultural taste. The author has examined some artists active in the international context from the neoclassical age to the present. The survey has highlighted, beyond the personal choices of the authors, the existence of an interior and an exterior that deeply affects the list of selected artist, regardless of the gender issue. Finally, the text wants to have a glance at some of those textbooks on which generations of students have been formed. It is proposed as a contribution to the beginning of the canon and the contemporary studies, starting from the art of women.

Marco Ferrari

L’educazione popolare è una forma di intervento che evidenzia i problemi di inclusione e preparazione della cittadinanza. Freire ha proposto nelle sue opere alcune esperienze di incontro e dialogo tra culture sociali, nazionali e straniere, il cui esame può fornire un contributo di grande importanza e interesse. La consapevolezza della dimensione politica dell’educazione è un punto fondamentale: secondo Freire, non è possibile eseguire un’educazione neutra, intellettualistica, affidata a teorie tendenti a un’universalità astratta. L’azione comunicativa all’interno della società, che acquisisce profondità di significato e prospettiva attraverso l’educazione, è azione politica, inserita in un contesto che ne determina le premesse e ne influenza i risultati. La società è anche un terreno di scontro tra il dominio ideologico-culturale delle élite e la resistenza culturale di coloro che subiscono questo dominio, che può essere espresso come la conservazione della propria cultura e identità, o come rifiuto di tutto ciò che è percepito come appartenente ai governanti. Di questo paradigma, Freire dà l’esempio nei contesti di ex-colonie in Africa, in particolare nell’esperienza della Guinea-Bissau, che richiama la relazione dei paesi europei con l’attuale immigrazione di massa dai paesi africani. Questo porta al compito di formare insegnanti, educatori che affronteranno emergenze educative in contesti multiculturali. Da qui il tentativo di confrontare alcune idee e elementi teorico- pratici del lavoro di A.S. Makarenko, con riferimento al lavoro sul recupero della marginalità sociale, la formazione per il reinserimento nella società degli individui, l’uso della disciplina come educazione alla responsabilità, che si pone quale complemento indispensabile alla libertà che deriva dall’educazione per la vita associata.

Popular education is a form of intervention that highlights the problems of inclusion and preparation of citizenship. Freire proposed in his works some experiences of meeting and dialogue between social cultures, national and foreign, whose examination can provide a contribution of great importance and interest. The awareness of the political dimension of education is a fundamental point. According to Freire, it is not possible to carry out a neutral, intellectual education, entrusted to theories tending to an abstract universality. Communicative action within society, which acquires depth of meaning and perspective through education, is political action, set in a context that determines the premises and is influenced by the results. Society is also a battleground between the ideological-cultural domination of elites and the cultural resistance of those who suffer this dominion, that can be expressed as the preservation of their own culture and identity, or as a rejection of everything that is perceived as belonging to the rulers . Of this paradigm, Freire sets the example in the contexts of ex-colonies in Africa, in particular in the experience of Guinea-Bissau, which recalls the relationship of European countries with current mass immigration from African countries. This leads to the task of training teachers, educators who will face educational emergencies in multicultural contexts. Here is the attempt to confront some ideas and theoretical-practical elements of the work of A.S. Makarenko, with reference to the work on the recovery of social marginality, the training for the reintegration into the society of individuals, the use of the discipline as an education to responsibility, which stands as the indispensable complement to the freedom that derives from education for the associated life.

Donatello Smeriglio

La realtà umana e sociale che oggi va definendosi racconta di un contesto di vita sempre più instabile, insicuro. La società informazionale, globalizzata e, in modo compulsivo, protesa a rincorrere il progresso tecnologico ha, per molti versi, lasciato indietro gli aspetti fondamentali dell’agire e del sentire dell’uomo, ovvero il senso di identità e di appartenenza, con le sue profonde implicazioni psico-pedagogiche e axiologiche. Un contesto sociale, quindi, che più che definirsi complesso, e lo è, sviluppa complessi, ovvero ansie, paure e disorientamenti legati in modo stretto alla discordanza che tale realtà sociale mostra, da un verso in termini di intenzioni e propositi di sviluppo, dall’altro in termini di azioni messe in atto e di concrete opportunità di realizzazione e di crescita offerte ai cittadini. Questa condizione d’insicurezza influenza le nuove generazioni che sempre più palesano una sorta di debolezza e di remissività ad affrontare gli ostacoli della vita quotidiana, evidenziando sfiducia verso la società in generale, e disinteresse, in modo particolare verso la scuola, non riconoscendole il ruolo di “agente culturale” e di volano di progresso e di integrazione sociale. Disagio, passività, vittimismo, distacco, intolleranza, abbandono dello studio, sono sempre più sentimenti e risposte che derivano da questa cornice di riferimento socio-culturale post-moderna, in cui il sistema educativo, anch’esso, mostra profondi limiti nel mettere in campo principi pedagogici e strategie didattiche capaci di re-invertire la rotta, di trasformare, per così dire, i “sentimenti bui” in “sentimenti di fiducia e di forza”, le difficoltà in opportunità di sviluppo culturale. In questo specifico nucleo riflessivo s’inserisce il tema del presente articolo che intende soffermarsi, in termini didattico-pedagogici, sul concetto di trasformazione educativa. Un discorso che si costruirà attraverso l’analisi di alcuni principi della teoria di Mezirow dell’apprendimento trasformativo, messi in relazione ad una particolare scrittura autobiografica, quest’ultima considerata come dispositivo di trasformazione delle esperienze, come strumento capace di attivare il processo di ri-mediazione e ri-configurazione del proprio vissuto, di ri-valutazione della propria “cifra esistenziale”, di ri-costruzione del proprio pensiero critico. Ci riferiamo alla scrittura autobiografica dell’mc che può delinearsi come evidenza e prova della portata trasformativa che da essa può innescarsi. Una portata trasformativa, in termini mezirowiani, che assume una dimensione educativa, in virtù del fatto che tale forma narrativa, generatasi e sviluppatasi in contesti difficili, poveri, violenti, ai margini del mondo, è riuscita a rigenerare non solo chi attraverso essa ha dato voce al proprio disagio, alla propria sofferenza, alla propria condizione di emarginazione, e di solitudine, ma altresì è riuscita a librarsi fuori da un territorio semantico e linguistico circoscritto, divenendo arte.

Today, we exist in a human and social reality where life is increasingly unstable, insecure. Ours is a society of globalized knowledge, constantly and compulsively in search of technological progress, and which has, in many respects, forgotten about the more basic aspects of life, meaning that human beings are no longer in touch with their feelings, their sense of identity and belonging and all the deeper implications of their emotions and values. This social context is not just complex, but one that creates complexes, or rather anxieties, fears and disorentation, that is linked to the obvious lack of harmony in our social reality. This, in turn, is caused by the division that has been created between the possibilities and objectives for development, and the concrete actions and opportunities for growth and fulfilment that are on offer to people. The growing anxiety and lack of confidence in the younger generations can be seen in the rather weak and often submissive way they deal with the problems and obstacles that occur in their daily lives. It also shows their general mistrust of society, and increasing disinterest in school, which they no longer recognize as a “cultural agent” or the driving force behind progress and social integration. Some of the most common symptoms and responses to this socio-cultural post-modern reference frame are distress, passivity, victimization, detachment, intolerance and school abandonment, within an education system that is also beginning to show deep-rooted limitations. In fact, the education system is unable to come up with teaching principles and didactic strategies that might help reverse the trend, and which could transform these “dark sentiments” into “sentiments of confidence and strength”, and transform difficulties into opportunities for cultural development. The present article discusses the concept of transformative learning within this context, and analyzes some of the principals of Mezirow’s

Francesco C. Ugolini, Giuseppe Sellari

L’articolo si propone di mostrare come un intervento laboratoriale di musica d’insieme nella scuola secondaria di primo grado a indirizzo musicale (L. 124 del 3/5/99) possa configurarsi come ideale contesto per lo sviluppo di competenze socio-emotive, in base al modello dei Big Five, revisionato dall’OCSE nel quadro dello studio sulle Social and Emotional Skills (OCSE-SSES). Tale framework verrà discusso in una prima parte del contributo: i Big Five nascono infatti come rappresentazione di tratti della personalità e ci interroghiamo in che misura essi possano essere considerati skills e quindi competenze, con particolare riferimento alla possibilità di intervenire nel loro sviluppo (“malleabilità”). In una seconda parte, verranno quindi esaminate le potenzialità di un laboratorio orchestrale scolastico nello sviluppo di tali competenze: per ciascuno dei 16 aspetti (facets) del framework, verranno esposte le principali risultanze presenti in letteratura integrate, in particolar modo per l’ambito della Task Performance, dal contributo emerso da una seconda analisi del materiale empirico di uno studio di caso svolto presso l’I.C. “A.M. Ricci” di Rieti, in relazione alle esibizioni in pubblico alle quali l’orchestra scolastica partecipa regolarmente da diversi anni. In conclusione verranno quindi proposte alcune indicazioni operative per gli insegnanti – specie per il direttore d’orchestra scolastica – affinché possano promuovere al meglio lo sviluppo di tali competenze.

This paper aims to show how an orchestral workshop in a lower secondary school with a music orientation (L. 124 del 3/5/99) may constitute a context for the development of social and emotional competences, according to the Big Five model, revised by OECD, within the Study on Social and Emotional Skills (OECD-SSES). Such framework will be discussed in the first part: the Big Five originally represented personality traits and we will question to which extent they can be considered as “skills” and then “competences”, namely in respect to the possibility of an intervention aimed at developing them (“malleability”). In a second part, we will then focus on the potentiality of an orchestral school workshop in developing such competences: for each of the 16 facets of the framework, we will show the main literature results completed, namely for the “Task Performance” domain, with the contribution emerged in a second analysis of the empirical material of a case study carried out in the I.C. “A.M. Ricci in Rieti”, in respect to the public exhibitions to which its school orchestra regularly participates. In the conclusions, we will propose some operational indications for teachers – namely the school orchestra director – as they can better foster the development of such competences.

Manuela Valentini, Sara Girometti

Questo lavoro si propone di investigare il fenomeno del bullismo da diversi punti di vista. Viaggiando attraverso le emozioni, scopriremo come queste, se non educate, possono indurre comportamenti dannosi per se stessi e per gli altri. Da diverse ricerche si evince come l’empatia sia il discriminante all’interno dei rapporti sociali e analizzando alcuni strumenti di prevenzione al bullismo, vedremo come il gioco-sport rappresenti un elemento importante nella costruzione della Personalità del giovane, dell’area cognitiva, sociale, affettiva e relazionale. Grazie anche ai risultati mostrati dal progetto finlandese KiVa, si può affermare come le scuole impegnate in prevenzione e azione, risultino meno soggette a atti di vio- lenza ed il clima scolastico positivo permette agli alunni di lavorare bene sviluppando un senso identitario adeguato. Dopo un’attenta ricerca bibliografica, sono state analizzate alcune sperimentazioni internazionali con relativa analisi e riflessione sui dati raccolti, inerenti i benefici apportati da tecniche innovative ed all’avanguardia contro il bullismo.

This article aims to investigate bullying from different perspectives. We will discover how emotions, if not educated, can lead to harmful behaviors both towards others and ourselves. Various studies show that empathy is the discriminant within social relationships. Analysing some bullying preventive strategies,we wil see how “gioco-sport” represents an extremely important component in children’s character development as well as their cognitive,social, emotional and rational area. Thanks to the results achieved by the Finnish project “KiVa” we can state that schools which have a prevention policy are less incline to acts of violence. In addition, positive mood in school allowes students to learn in serenity developing an adequate sense of identity. After a very accurate bibliographic review, some international tests are taken into consideration, with their corresponding analysis regarding th benefits brought by innovative techniques against bullying.

Maria Volpicelli

L’articolo, che si compone di due parti, si propone di ricostruire le ‘festose accoglienze’, per usare un’espressione di Giovanni Gentile, che vennero riservate alle Lezioni di didattica e ricordi di esperienza magistrale di Giuseppe Lombardo Radice. In questa prima parte, attraverso il ricorso al ricco epistolario del pedagogista catanese, si sono richiamati alcuni giudizi di interlocutori più o meno noti, molti dei quali insegnanti di pedagogia nelle scuole normali, che con accenti diversi espressero il loro sincero apprezzamento nei confronti del lavoro, concepito dall’autore come un testo prevalentemente destinato alla preparazione dei maestri nelle scuole normali e magistrali. Si è quindi cercato, attraverso lo spoglio delle recensioni apparse su giornali e riviste ‘italiane’ nelle cosiddette ‘terre irredente’, di restituire un quadro della diffusione e del successo delle idee pedagogiche di Lombardo Radice soprattutto nelle regioni allora parte dell’Impero austro-ungarico.

The article, which consists of two parts, aims at reconstructing the ‘festose accoglienze’, to use an expression by Giovanni Gentile, which were reserved for the Lezioni di didattica e ricordi di esperienza magistrale by Giuseppe Lombardo Radice. In this first part, with the aid of the Catanese educator’s rich collection of letters, we highlighted some of the opinions of interlocutors of varying notoriety, many of which teachers of education who, in their own different ways, expressed their sincere appreciation for the work conceived by the author as a text mainly intended for the preparation of masters. Thus, through the examination of the reviews published in ‘Italian’ newspapers and magazines in the so-called ‘terre irredente’, this paper sought to give an outline of the diffusion and success of the educational ideas of Lombardo Radice, especially in the regions that were then part of the Austrian Hungarian Empire.

Hanno collaborato a questo numero de «I Problemi della Pedagogia»:
C. CAPPA, G. CARCI, C. COSTA, M. D’AGOSTINI, G. D’APRILE, M. DE LUCA, G. DE MARCO, M. FERRARI, S. GIROMETTI, M. INNAMORATI, A. SANZO, G. SELLARI, D. SMERIGLIO, V. TIBERTI, M. VALENTINI, F. C. UGOLINI, M. VOLPICELLI