I Problemi della Pedagogia

Primo Semestre 2017
Sommario

Nicola Siciliani de Cumis

Una scienza in carne e ossa. Makarenko, il carcere, l’educazione è il titolo di una lezione svolta nell’Università Tor Vergata di Roma, in occasione dell’apertura dell’anno accademico 2016-2017. Una Lectio inauguralis incentrata sull’idea di una scienza pedagogica elementarmente umana, sulla traccia dell’esperienza educativa e narrativa di Anton S. Makarenko. Il saggio che ne deriva coincide pertanto con il racconto di una concreta esperienza individuale e collettiva in un Laboratorio di scrittura e lettura, nei carceri di Regina Coeli a Roma e Ugo Caridi di Catanzaro (Siano). Finalità del Laboratorio la sperimentazione, in un contesto culturale, carcerario e didattico assai diverso, delle idee e delle tecniche educative di Makarenko. Obiettivi principali in tal senso: una connessione il più possibile rigorosa e flessibile del potenziale critico e autocritico (autoeducativo) degli studenti e dell’insegnante; e la pubblicazione dei risultati dell’apprendimento-insegnamento realizzato con sullo sfondo gli articoli 2,3, 27, 33 e 34 della Costituzione della Repubblica Italiana, nel quadro dell’Unione Europea e degli elementari Diritti Umani mondialmente riconosciuti come inalienabili.

A science in flesh and bone. Makarenko, Prison, Education is the title of a lesson held at Tor Vergata University in Rome, at the opening of the academic year 2016-2017. A Lectio inauguralis centred on the idea of an undoubtedly human pedagogical science, on the assumption of Antonio Labriola's teaching and on the track of the educational and narrative experience of Anton S. Makarenko. The resulting essay thus coincides with the narrative of the individual and collective reality of a Laboratory of Writing and Reading, in the prisons of Regina Coeli in Rome and Ugo Caridi of Catanzaro (Siano). The purpose of the Laboratory is experimentation, in a very different cultural, prison and didactic setting, of Makarenko's educational ideas and techniques. Main goals in this regard: a connection as strictly as possible and flexible as possible of the critical and self-critical potential (self-education) of students and teachers; And the publication of learning outcomes achieved in the background in Articles 2.3, 27, 33 and 34 of the Constitution of the Italian Republic, within the framework of the European Union and the Human Rights elementary universally recognized as inalienable.

Kathi A. Borden, Lynn H. Collins, Mario Gennari, Mary Beth Kenkel, Lorraine Mangione, Giancarla Sola

L’articolo affronta il concetto di “Psyche” muovendo da una prospettiva interdisciplinare restituita dalla Pedagogia Clinica e dalla Psicologia Clinica. Scritto da pedagogisti e psicologi, italiani e americani, l’articolo anzitutto tratteggia i presupposti epistemologici che permettono alla Pedagogia Clinica e alla Psicologia Clinica di instaurare un dialogo tra scienze differenti. Quindi, individua alcune convergenze tematiche che consentono di correlare la ricerca in pedagogia con la ricerca in psicologia. Infine, delinea come tale approccio interdisciplinare contribuisca non solo a potenziare i rispettivi àmbiti di ricerca delle due scienze, ma anche a incrementare la conoscenza sull’essere umano e le forme di malessere che, all’inizio del XXI secolo, lo contraddistinguono. Si tratta di un settore euristico ancora poco studiato, la cui rilevanza teorica e pratica non può più essere ignorata o trascurata. Né dalla Pedagogia Clinica né dalla Psicologia Clinica.

The article deals with the concept of “Psyche” moving from an interdisciplinary perspective represented by Clinical Pedagogy and Clinical Psychology. Written by pedagogists and psychologists, both Italian and American, the article first covers the epistemological assumptions that allow Clinical Pedagogy and Clinical Psychology to establish a dialogue between different sciences. Therefore, it identifies some thematic convergences that link research in Pedagogy with research in Psychology. Lastly, it outlines how an interdisciplinary approach contributes not only to develop the respective research areas of the two sciences, but also to increasing knowledge of the human being and the forms of malaise which, at the beginning of the 21st century, distinguish it. It is a heuristic field still underdeveloped, whose theoretical and practical relevance can no longer be ignored or overlooked. Neither from Clinical Pedagogy nor from Clinical Psychology.

Gemma Errico

L’articolo affronta il tema della continuità tra gioco e lavoro in ambito educativo e scolastico, descrivendo, alla luce di alcune concezioni pedagogiche e psicologiche, la funzione e il significato di questi due strumenti apparentemente lontani. Invitando a non considerare il gioco come metodo alternativo al lavoro, ma a scorgere la valenza formativa ed educativa di entrambi, si propone di utilizzare l’attività ludica come metodo creativo e lavorativo, quale attività seria e sensata (gioco-lavoro), quindi, di promuovere il naturale passaggio dal gioco al lavoro, salvaguardando in quest’ultimo (lavoro-gioco) la spontaneità e l’appagamento caratterizzanti il gioco.

The article deals with the topic of continuity between play and work in educational and scholastic context, describing, based on some pedagogical and psychological concepts, the function and the meaning of these apparently opposite tools. The essay suggests not considering the play as an alternative method to work, but recognising the educational value of both, and proposes to use the playful activity as creative and working method, as serious and sensible activity (play-work), therefore, to foster the natural transition from play to work, safeguarding in the latter (work-play) the spontaneity and the satisfaction which characterize the play.

Anselmo R. Paolone

Con riferimento al concetto di ricerca qualitativa in educazione, alcuni autori anglosassoni usano, piuttosto che definirla sinteticamente (secondo i classici criteri per cui, tra l’altro, sarebbe legata alla prospettiva “naturalista”, a una comprensione interpretativa dell’esperienza umana, ecc.) descriverla in modo ben più articolato, sottolineandone anche altre specificità, ad esempio rispetto a differenti tipologie di ricerca. In questo modo la ricerca qualitativa non viene quasi mai sinteticamente definita, ma piuttosto se ne esplorano e descrivono estensivamente vari risvolti, al fine di fornirne un quadro articolato e capace di chiarirne di volta in volta il profilo, vista anche la tendenza a applicare i metodi qualitativi in modo idiosincratico. In conclusione, dall’esame della letteratura in questione appare più facile trovare ampi elenchi di caratteristiche della ricerca qualitativa (nelle sue varie incarnazioni e accezioni) che non sue sintetiche definizioni, il che sarebbe dovuto tra l’altro all’estrema eterogeneità e vitalità del campo studiato.

Some Anglo-Saxon authors, instead of defining qualitative research using synthetic formulas, prefer wider definitions based on the description of specific aspects of different varieties of educational research. This, in order to exemplify them clearly, accordingly to the context of the precise domain they are illustrating. In such perspective, some authors for instance focus on the differences between qualitative and quantitative research, using them as descriptive items. Others highlight the trans-disciplinary and inter-disciplinary nature of qualitative research, describing it as a multi-method and multi-paradigm form. Others highlight its ethical and political dimensions. Reflexivity is another qualifying element. Others classify different types of educational research by dividing them into different streams, which could be synthesized as the streams of “prediction and control”; “understanding”; “educational policy”; “assessment and decision-making”. This synthetic review shows us that it is easier to describe qualitative research by being aware of its multiple articulations and specificities, rather than attempting to reach a synthetic ultimate formula.

Giuseppe Sellari

La comunicazione verbale si avvale di meccanismi che vanno oltre la sola funzione referenziale. La voce infatti esprime la personalità, l’emotività, l’intelligenza e la sensibilità dell’individuo, rendendo la comunicazione verbale ricca di elementi che definiscono il messaggio finale recepito dall’interlocutore. I disturbi della voce (disfonie) influiscono sulla comunicazione per l’impatto che essa ha sulle attività quotidiane, sulla sfera psicologica e sulla percezione personale delle caratteristiche vocali. L’educazione musicale, specialmente come attività scolastica di gruppo, diviene il meccanismo attraverso il quale il bambino, con gioia e partecipazione, assimila il comportamento vocale più idoneo. Durante le attività musicali gli effetti energetici del suono guidano a movimenti spontanei e più consapevoli contribuendo a sviluppare nel bambino un’intelligenza comportamentale, espressiva e fonatoria indispensabile per un corretto uso della voce. Pertanto la musica assume una valenza formativa, educativa ed estetica.

Verbal communication makes use of mechanisms that go beyond the only reference function. In fact, voice expresses personality, emotions, intelligence and sensibility of each individual, it conveys verbal communication to be rich of elements that defines the final message drawn to the interlocutor. Voice disorders (dysphonia) influences the communication depending on the impact of everyday’s activities, on the psychological sphere and on the personal perception on vocal characteristics. Music education, especially as a group school activity, becomes the mechanism where a child, with joy and participation, assimilates the most correct voice habit. During musical activities the energetic effects of the sound directs to a spontaneous and a awareness of movement helping to develop therefore a behavioural, expressive and phonatory intelligence in the child, essential for a correct use of the voice. So the music assumes a formative, educational and aesthetic valence.

Maria Volpicelli

L’articolo documenta la diffusione delle concezioni pedagogiche di Giuseppe Lombardo Radice in vari contesti europei ed extraeuropei. I risultati della ricerca, condotta in vari archivi italiani e stranieri, hanno reso necessario suddividere il testo in due parti. La parte che qui si pubblica, la prima, prende in esame la circolazione delle idee dello studioso catanese in Polonia e in Romania, le motivazioni della sua controversa mancata partecipazione al Congresso della LIEN di Locarno del 1927 e, preliminare allo svolgimento delle tematiche affrontate nella seconda parte, il rapporto del pedagogista spagnolo Lorenzo Luzuriaga con il movimento dell’educazione nuova.

This article documents the spread of Giuseppe Lombardo Radice’s pedagogical concepts in various European and non-European contexts. The results of this research, conducted in a number of Italian and foreign archives, dictated a division of the text into two parts. The part published here, the first, examines the circulation of the scholar from Catania’s ideas in Poland and Romania, the reasons behind his controversial non-participation at the Locarno Congress of the LIEN in 1927 and, as a preliminary to the themes dealt with in the second part, the Spanish educationalist Lorenzo Luzuriaga’s relationship with the new education movement.

Carlo Cappa

L’articolo si articola in tre differenti momenti: il primo riguarda l’ambito interdisciplinare della geografia dell’educazione, con particolare attenzione all’educazione comparata, al fine di analizzare l’uso di un vocabolario sovente legato ad approcci postmoderni. Nel secondo momento, oggetto di riflessione è il processo di selezione operato da una rilevante parte degli studiosi anglo-americani dediti all’educazione comparata per selezionare o derivare concetti e metodologie dal pensiero postmoderno. La terza parte, infine, è dedicata all’elaborazione di una possibile e, si ritiene, generativa maniera riflettere riguardo all’educazione comparata in vivace conversazione con le attuali interpretazioni italiane del postmoderno.

My article is composed of three parts: the first one concerns the interdisciplinary field of the geography of education, with special attention on comparative education, in order to show the use of a vocabulary generally linked to a postmodern approach. In the second part, I will draw attention to the selective choice made by a large part of the Anglo-American scholars in comparative education, to pick up concepts and methodologies from the postmodern tradition. In the third part, I would like to present a possible and, from my point of view, generative way of thinking about comparative education in relationship to the present Italian reading of the postmodern.

Stephen Carney

L’articolo analizza l’emergere e l’influenza di una nuova knowledge-geographic communities impegnata a consolidare e approfondire l’uso dell’inglese quale lingua veicolare per gli studi umanistici e per le scienze sociali. L’autore prende in considerazione alcune nozioni centrali della globalizzazione che hanno riscosso grande attenzione nelle scienze sociali anglo-americane, al fine di proporre alcuni suoi approcci originali alla comparazione nell’ambito dell’educazione comparata. Tali approcci sono presentati dall’autore come minoritari all’interno delle riflessioni attualmente maggiormente diffuse. Tracciando un percorso di come tale marginalizzazione è stata possibile, l’articolo riflette su come prendere in conto, celebrare e istituzionalizzare la differenza all’interno della ricerca accademica. Nonostante l’analisi sia radicata nell’ambito dell’educazione comparata, essa si configura come rilevante per altri ambiti disciplinari e rappresenta un monito per restare vigili rispetto a nuove e pervasive forme d’esclusione, non ultime quelle basate sulla supposta neutralità dell’inglese accademico globale.

This article considers the emergence and dominance of new ‘knowledge-geographic communities’ that work to consolidate and deepen the use of English as a language of exchange in the humanities and social sciences. I consider some of the key notions of globalization that have preoccupied Anglo-American social science research, and outline some of my own approaches to comparative work in the field of comparative education. Here, I suggest that these are positioned as marginal within the mainstream. Having outlined a trajectory of how this marginalization becomes possible, I reflect on what can be done to acknowledge, celebrate and institutionalize difference in the academy. Whilst my analysis is grounded in the ‘field’ of comparative education, it is relevant for other disciplinary communities and serves as a call that we remain vigilant against new and pervasive forms of exclusion, not least when they are based on the purported neutrality of global academic English.

Alessandro Sanzo

L’obiettivo di questo saggio, che si inserisce organicamente nel lavoro di ricerca che l’autore porta avanti ormai da alcuni anni sul Museo d’Istruzione e di Educazione, è quello di offrire un contributo originale alla storia degli studi comparativi in educazione nell’Italia del secondo Ottocento. A tal fine, si focalizzerà l’attenzione sulle dimensioni comparative relative all’attività del suddetto istituto museale durante la direzione di Giuseppe Dalla Vedova (1875-1877) e Antonio Labriola (1877-1893). Si cercherà di dimostrare, tra le altre cose, come gli studi comparativi compiuti da Labriola negli anni Settanta e dell’Ottocento Ottanta vadano necessariamente inseriti e compresi nel quadro dell'esperienza museale.

This essay is part of a research project that the author carries ahead by now some years on the Museum of Instruction and Education. The aim of this paper is to offer an original contribution to the history of the comparative studies in education of the second Eight hundred in Italy. Therefore the attention will be focused on the comparative dimensions relative to the activity of the abovementioned museum institute during the direction of Giuseppe Dalla Vedova (1875-1877) and of Antonio Labriola (1877-1893). We will try to prove, between other things, like the comparative studies, carried out by Labriola in the Seventies and Eighties, must be inserted and necessarily understood in the area of the museum experience.

Hanno collaborato a questo numero de «I Problemi della Pedagogia»:
K. A. BORDEN, C. CAPPA, S. CARNEY, H. A. CAVALLERA, L. H. COLLINS, G. ERRICO, M. GENNARI, B. KENKEL, L. MANGIONE, A. R. PAOLONE, A. SANZO, G. SELLARI, N. SICILIANI DE CUMIS, N. SISTOLI PAOLI, G. SOLA, M. VOLPICELLI