I Problemi della Pedagogia

Secondo Semestre 2021
Sommario

Carlo Cappa

L’articolo compie un percorso che, a partire dall’attuale frangente segnato dalla pandemia, interroga il ruolo dell’educazione e il contributo di accademici e intellettuali al dibattito nella nostra società. In particolare, nella prima parte, sono presi in analisi il discorso pubblico e le sue derive influenzate da un ‘regime comunicativo’ sempre più invadente. Nella seconda parte, l’attenzione è rivolta al possibile ruolo della nostra plurale tradizione pedagogica e dei suoi antidoti per fronteggiare le sfide dei nostri giorni.

Starting from the troubled juncture marked by pandemic and the current debate in our society, the article carries out a journey for questioning the role of education and the contribution given by scholars and intellectuals. Particularly, in the first part of the article, it is developed a critical analysis of public discourse and its transformations driven by the powerful ‘communication regime’. In the second part, the attention is focused on the possible resources of our plural educational tradition and its antidotes to face the challenges of present time.

Carlo Macale

L’articolo si presenta come un’analisi storico pedagogica della proposta educativo-professionale di Luigi Guanella e della sua concretizzazione nella Casa Madre di Como dalla sua fondazione fino alla morte dello stesso educatore cattolico. Consultando le fonti primarie e gli studi sulle prime azioni/riflessioni educative del Guanella, il contributo intende presentare quali sono i punti di originalità del pensiero e della sua azione pedagogica. Guanella, inserito all’interno della corrente della “pedagogia del cuore” insieme ad altri homines novi dell’azione educativa sociale cristiana del tempo, cerca di sintetizzare all’interno della sua proposta di formazione professionale, elementi spirituali, cognitivi e caratteriali, oltreché ovviamente aspetti tecnici del mestiere. Una proposta che come si vedrà non solo era rivolta all’accompagnamento dei giovani, ma era anche di sostentamento per la Casa di Como e aveva un impatto in termini sociali ed economici su un territorio, quello comasco, protagonista come il resto del nord Italia di una forte emigrazione verso le Americhe, a causa della mancanza di lavoro e della povertà.

The article is a historical-pedagogical study of Luigi Guanella’s educational-professional proposal and its implementation in the Mother House of Como from its foundation until Guanella’s death. By consulting the primary sources and the studies on Guanella’s first educational actions/reflections, the contribution intends to present the points of originality of his pedagogical thought and action. Guanella, who was part of the current of the “pedagogy of the heart” together with other homines novi of the Christian social educational action of the time, sought to synthesize within his proposal for professional formation, spiritual, cognitive and character elements, as well as obviously technical aspects of the profession. A proposal that, as we shall see, was not only aimed at guiding young people, but was also a source of sustenance for the House of Como and had an impact in social and economic terms on a territory, the Como area, which like the rest of northern Italy was the protagonist of a strong emigration to the America, due to lack of work and poverty.

Simone Lanza

Il saggio affronta il problema dell’autorità educativa in Hannah Arendt attraverso le sue riflessioni sulle scuole desegregate negli Stati Uniti. L’autore inserisce le Riflessioni su Little Rock nel più ampio contesto delle considerazioni filosofiche e pedagogiche arendtiane, attraverso una ricostruzione della terminologia inglese ma anche tedesca. La scuola è la sfera mediana tra famiglia e stato in cui si svolge l’istruzione. A scuola possono sorgere conflitti tra autorità adulte soprattutto se c’è un uso politico e strumentale dell’istruzione. Le moderne scienze pedagogiche non aiutano a risolvere il problema, perché l’idea che il bambino debba essere al centro cancella l’importanza del ruolo educativo dell’autorità. Non c’è educazione (Erziehung) senza autorità educativa, mentre l’insegnamento-apprendimento può avvenire anche tra adulti. Il confine che separa l’infanzia dall’età adulta non deve diventare un muro, ma rimanere una linea di riferimento per la relazione educativa. L’essenza dell’educare sta nel conservare, preservando la cosa più preziosa che il passato possa offrire: la capacità di iniziare qualcosa di nuovo. L’autorità, che nei tempi moderni è svanita, rimane solo nella sfera pedagogica. Una possibile soluzione per esercitare l’autorità è l’esemplare insegnamento di Arendt.

The essay deals with the problem of educational authority in Hannah Arendt through her reflections on desegregated schools in the United States. The author places these Reflections on Little Rock in the broader context of arendtian philosophical and pedagogical considerations, by a reconstruction of English but also German terminology. School is the median sphere between family and state where education takes place. At school, conflicts between adult authorities can arise especially if there is political and instrumental use of education. Modern pedagogical sciences do not help to solve the problem, because the idea the child should be at the center erase the importance of educational role of authority. There is no education (Erziehung) without educational authority, while teaching-learning can also take place between adults. The borderline that separates childhood from adulthood should not become a wall, but remain a line of reference for the educational relationship. The essence of education is conservation, preserving the most precious thing the past can offer: the ability to start something new. Authority, which in modern times has vanished, remains only in the pedagogical sphere. A possible solution to exercise authority is the exemplary Arendt’s teaching.

Michel Ostenc

All’indomani della Prima guerra mondiale, la scuola italiana era in crisi per la persistenza dell’analfabetismo e a fronte di un’istruzione secondaria sovraffollata che moltiplicava i diplomati che non avevano possibilità di trovare un impiego in un mercato del lavoro saturato. I cattolici proponevano la libertà dell’insegnamento, mentre i democratici e i socialisti temevano che questa ‘libertà’ potesse minare la laicità della scuola di Stato. Il Ministro dell’Istruzione pubblica nel quinto governo di Giolitti, Benedetto Croce, voleva instaurare un esame di Stato aperto sia ai privatisti sia agli alunni della scuola pubblica, scontrandosi coi paladini del monopolio dello Stato. L’incapacità dello Stato liberale a risolvere il problema aprì la via alla soluzione radicale di Giovanni Gentile nel quadro di un governo fascista.

After the First world war, the Italian school was in crisis. The illiterates were a quarter of population, and the secondaries schools multiplies graduates without employment opportunities in the saturated labour market. Catholics suggest freedom in teaching, but Democrats and Socialists were afraid regarding this option, especially because the risk to undermine laicity of the public school. Benedetto Croce, Minister of Public Education in the fifth Giolitti’s government, suggests the possibility of a state examination for students enrolled in private schools, clashing with the defenders of State monopoly. Italian Liberal State was incapable to solve this problem and its failure opened to the Giovanni Gentile’s radical solution in the framework of fascism regime.

Giuseppe Sellari

La recente normativa sul sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai sei anni ha aperto scenari inediti e lanciato nuove sfide ai servizi per l’infanzia. Tale sistema, promosso per assicurare eque opportunità a tutte le bambine e i bambini e per arginare qualsiasi forma di svantaggio e di marginalizzazione, si pone l’ambizioso obiettivo di creare laboratori educativi e di ricerca permanenti assicurando la continuità del percorso di crescita di ciascuno e sapendo coniugare la ricchezza delle proposte esperienziali e didattiche con la valorizzazione, il rispetto e l’accettazione di tutte le forme di diversità. In questa nuova prospettiva, il nido e la scuola dell’infanzia si ridefiniscono come luoghi di inclusione e di accudimento dove, attraverso la mediazione dei linguaggi espressivi e del Teatro dei burattini, promuovere il senso di autonomia e lo sviluppo delle abilità comunicative, relazionali e creative.

The recent legislation on the integrated system of education and teaching from birth to six years has opened up new scenarios and posed new challenges for childcare services. Promoted to ensure equal opportunities for all children and to stem all forms of disadvantage and marginalisation, this system has the ambitious aim of creating permanent educational and research laboratories, ensuring continuity for everyone’s growth and combining the wealth of experiential and educational proposals with the appreciation, respect and acceptance of all forms of diversity. In this new perspective, nursery and kindergarten are redefined as places of inclusion and care where, through the mediation of expressive languages and puppet theatre, the sense of autonomy and the development of communicative, relational and creative skills are promoted.

Angela Spinelli

L’articolo affronta il tema, sempre centrale perché in parte irrisolto, della formazione degli insegnanti, collegandolo alla necessità di pensare i percorsi formativi e il profilo professionale anche alla luce del paradigma digitale. Il dibattito sulla formazione insegnanti ha prodotto, anche di recente, un’ampia letteratura che oggi è funzionale a immaginare ipotesi di sviluppo di processi orientati all’organizzazione digitale del sistema scuola. Anche questa pista di ricerca non è nuova, ma l’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2 l’ha resa più vitale ed urgente. A fronte dell’attualità di questo dibattito è necessario affrontare il tema della for-mazione insegnanti all’interno delle università italiane, che per certi versi soffrono di un’asfissia didattica e tecnologica che condiziona la preparazione dei futuri docenti e – contemporaneamente – è importante ragionare sull’uso formativo delle piattaforme digitali. Per la formazione in ingresso, infatti, le università rappresentano l’anello di congiunzione fra la preparazione disciplinare dei futuri docenti e la maturazio-ne delle competenze psico-pedagogiche e didattiche. Lo sviluppo di una proposta formativa che integri il digitale già a partire dalla formazione in ingresso ha, attualmente, amplissimi margini di miglioramento pur nell’attuale condizione prevista dagli interven-ti contenuti nel DDL Bilancio/2019, che hanno profondamente ridimensionato i percorsi formativi pre-cedenti.

The article is focused on teacher training, a key and in part unresolved issue, linking it to the digital paradigm and its influence on training and professional profiles. The debate on teacher training has produced a vast literature that is now serving to imagine hypotheses for the development of processes oriented towards the digital organisation of the school system. This field of research is not new either, but the SARS-CoV-2 health emergency has made it more vital and urgent. In order to understand this debate, it is necessary to address the issue of teacher training in Italian universities, where a certain teaching and technological backwardness affects the preparation of future teachers. At the same time, it is important to think about the educational use of digital platforms. In fact, universities represent the link between the disciplinary preparation of future teachers and the maturation of psycho-pedagogical and didactic skills. Currently, the development of a proposal that integrates digital technology right from entry-level training has a great deal of room for improvement, even in the current situation envisaged by the measures contained in the DDL Bilancio/2019, which have profoundly downsized the previous training courses.

Maria Volpicelli

È trascorso un secolo dai decreti legge di riforma del sistema scolastico italiano emanati dall’allora ministro della pubblica istruzione, il filosofo Giovanni Gentile. In sede storiografica numerosi sono stati i lavori che hanno attentamente ricostruito questa importante pagina della politica scolastica del nostro paese e che hanno analizzato a fondo i motivi di plauso e di dissenso che la riforma incontrò nell’Italia degli anni venti del secolo scorso. Meno note e analizzate sono viceversa le critiche sia in positivo sia in negativo che alla riforma vennero riservate nella stampa periodica di altri paesi. Il presente contributo si propone di ricostruire le ragioni di alcune di queste critiche svolte su riviste e giornali danesi e norvegesi dall’etruscologo Søren Peter Cortsen e dal dirigente scolastico Harald Albert Amundsen.

A century has passed since the reform decrees of the Italian school system issued by philosopher Giovanni Gentile, minister of public education during that time. In the historiographical context, there have been numerous works that have carefully reconstructed this important page of our country’s school policy and that have thoroughly analysed the reasons for praise and dissent that the reform encountered in Italy in the 1920’s. Conversely, the criticisms regarding the reform, both positive and negative, in the periodical press of other countries are less known and analysed. This contribution aims to reconstruct the reasons for some of these criticisms carried out in Danish and Norwegian magazines and newspapers by the Etruscologist Søren Peter Cortsen and by the headmaster Harald Albert Amundsen.

Lisa Stillo, Elena Zizioli

L’articolo indaga alcune esperienze di educazione non formale realizzate in quartieri periferici della città di Roma attraverso la costituzione della Rete delle scuole popolari e l’elaborazione di una Carta dei valori. Tali iniziative raccolgono un’eredità preziosa e sembrano essere oggi una valida risposta alle disuguaglianze non sanabili dell’istituzione scolastica. In Italia l’educazione popolare ha accompagnato molte delle trasformazioni sociali, politiche e culturali del Paese ed ancora oggi si scopre capace di formulare proposte innovative all’interno di contesti mutati e sempre più complessi. Il presente contributo vuole essere pertanto un primo lavoro di analisi nell’ambito di un progetto di ricerca più ampio finalizzato a dar conto della dimensione innovativa e sperimentale di queste iniziative affinché possano emergere diversi elementi utili alla riflessione pedagogica. A tal fine sono stati messi in luce alcuni caratteri distintivi che legano le esperienze di ieri con quelle di oggi, per poi concentrare l’attenzione su due delle realtà presenti: la scuola popolare A testa alta e DoPòLiS rispettivamente collocate a San Basilio e a Ciampino.

The paper explores some non-formal educational experiences realized in the suburbs of Rome by building the Popular School Network and creating a Charter of Values. Today, such actions collect a precious heritage and seem to be a valid response to some inequalities which school system is hardly able to cope with. In Italy popular education has given a crucial contribution to the social, political and cultural transformations of the country, and even today it reveals the capability to foster new solutions within the ever-changing and increasingly complex contexts. This work therefore constitutes a first analysis within a broader research project aimed at taking into account the innovative and experimental dimension of these actions, so that various useful elements for pedagogical reflection can emerge. To this end, we have highlighted some distinctive features that link past and present experiences, and we focused attention on two examples of our times: the popular school A testa alta and DoPòLiS, respectively located in San Basilio and Ciampino.

Hanno collaborato a questo numero de «I Problemi della Pedagogia»:
A. BARCA, C. CAPPA, C. MACALE, S. LANZA, M. OSTENC, D. PALOMBA, A. R. PAOLONE, G. SELLARI, A. SPINELLI, L. STILLO, M. VOLPICELLI, E. ZIZIOLI